Gen. 47,11-31
Giuseppe fece risiedere suo padre e i suoi fratelli e diede loro una proprietà nella terra d’Egitto, nella regione migliore, nel territorio di Ramses, come aveva comandato il faraone. 12Giuseppe provvide al sostentamento del padre, dei fratelli e di tutta la famiglia di suo padre, secondo il numero dei bambini. Ora non c’era pane in tutta la terra, perché la carestia era molto grave: la terra d’Egitto e la terra di Canaan languivano per la carestia. 14Giuseppe raccolse tutto il denaro che si trovava nella terra d’Egitto e nella terra di Canaan in cambio del grano che essi acquistavano; Giuseppe consegnò questo denaro alla casa del faraone. 15Quando fu esaurito il denaro della terra d’Egitto e della terra di Canaan, tutti gli Egiziani vennero da Giuseppe a dire: “Dacci del pane! Perché dovremmo morire sotto i tuoi occhi? Infatti non c’è più denaro”. 16Rispose Giuseppe: “Se non c’è più denaro, cedetemi il vostro bestiame e io vi darò pane in cambio del vostro bestiame”. 17Condussero così a Giuseppe il loro bestiame e Giuseppe diede loro il pane in cambio dei cavalli e delle pecore, dei buoi e degli asini; così in quell’anno li nutrì di pane in cambio di tutto il loro bestiame. 18Passato quell’anno, vennero da lui l’anno successivo e gli dissero: “Non nascondiamo al mio signore che si è esaurito il denaro e anche il possesso del bestiame è passato al mio signore, non rimane più a disposizione del mio signore se non il nostro corpo e il nostro terreno. 19Perché dovremmo perire sotto i tuoi occhi, noi e la nostra terra? Acquista noi e la nostra terra in cambio di pane e diventeremo servi del faraone noi con la nostra terra; ma dacci di che seminare, così che possiamo vivere e non morire e il suolo non diventi un deserto!”. 20Allora Giuseppe acquistò per il faraone tutto il terreno dell’Egitto, perché gli Egiziani vendettero ciascuno il proprio campo, tanto infieriva su di loro la carestia. Così la terra divenne proprietà del faraone. 21Quanto al popolo, egli lo trasferì nelle città da un capo all’altro dell’Egitto. 22Soltanto il terreno dei sacerdoti egli non acquistò, perché i sacerdoti avevano un’assegnazione fissa da parte del faraone e si nutrivano dell’assegnazione che il faraone passava loro; per questo non vendettero il loro terreno. 23Poi Giuseppe disse al popolo: “Vedete, io ho acquistato oggi per il faraone voi e il vostro terreno. Eccovi il seme: seminate il terreno. 24Ma quando vi sarà il raccolto, voi ne darete un quinto al faraone e quattro parti saranno vostre, per la semina dei campi, per il nutrimento vostro e di quelli di casa vostra e per il nutrimento dei vostri bambini”. 25Gli risposero: “Ci hai salvato la vita! Ci sia solo concesso di trovare grazia agli occhi del mio signore e saremo servi del faraone!”. 26Così Giuseppe fece di questo una legge in vigore fino ad oggi sui terreni d’Egitto, secondo la quale si deve dare la quinta parte al faraone. Soltanto i terreni dei sacerdoti non divennero proprietà del faraone. 27Gli Israeliti intanto si stabilirono nella terra d’Egitto, nella regione di Gosen, ebbero proprietà e furono fecondi e divennero molto numerosi. 28Giacobbe visse nella terra d’Egitto diciassette anni e gli anni della sua vita furono centoquarantasette. Quando fu vicino il tempo della sua morte, Israele chiamò il figlio Giuseppe e gli disse: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, metti la mano sotto la mia coscia e usa con me bontà e fedeltà: non seppellirmi in Egitto! 30Quando io mi sarò coricato con i miei padri, portami via dall’Egitto e seppelliscimi nel loro sepolcro”. Rispose: “Farò come hai detto”. 31Riprese: “Giuramelo!”. E glielo giurò. Allora Israele si prostrò sul capezzale del letto.
Commento
Siamo ad una serie di considerazioni su quanto succede dopo il riconoscimento di Giuseppe e dei suoi fratelli. Essi si stabiliscono nella terra di Gosen. In questa terra continuando a fare i pastori, diventano ricchi e numerosi. Sono vicini alla terra di Canaan, la loro terra di origine e quindi tutti loro si possono permettere questo andare avanti e indietro dalla terra promessa all’Egitto. Teniamo presente che il fatto che gli ebrei diventano numerosi e ricchi nella terra di Gosen che è terra di Egiziani alla fine porterà il faraone che non aveva conosciuto Giuseppe e i suoi fratelli a ridurre in schiavitù gli ebrei, senza più possibilità di rientrare nella terra promessa. Anche Giacobbe entra nella terra d’Egitto. Di fatto lui ancora una volta si ritrova straniero in una terra straniera. Lui che è Giacobbe, lui a cui Dio aveva cambiato il nome in Israele, lui si ritrova sempre straniero e senza una terra sua. Questo è il paradosso strano del popolo di Israele: è il popolo della promessa della terra e della generazione più numerosa della stelle del cielo, ma quando sembra che la promessa si sta per realizzare tutto sfuma. Israele dovrà imparare bene a comprendere che cosa vuol dire questa promessa e questa terra. L’unica cosa che ottiene Giacobbe è che la sua sepoltura non sarà in Egitto, ma nella terra e nel sepolcro dei suoi padri.
Preghiamo
Preghiamo per la pace
La lettura di Genesi mi ricorda come tutto è effimero, tanto le cose buone, quanto le cose cattive. Tutto passa attraverso promesse, speranze, desideri, sicurezze, possedimenti, lavori,ricchezza, imbrogli, carestia, pace, guerre, litigi, libertà, schiavitù… Tante, tantissime cose attraversano le vite degli uomini, da sempre, per sempre. La nostra instabilità è certa. Cosa ci tiene in vita? Forse proprio tutto questo cercare, trovare, perdere, ritrovare. Forse quel senso di amore che ci lega fra noi e a Dio, che ci fa credere in qualcosa di più grande, che il nostro sguardo non riesce a contemplare tutto, ma che ci fa sperare di essere preziosi ai Suoi occhi, nonostante tutto.
Prego con voi per la pace e per tutti gli uomini e le donne che Dio ama.
Questo tratto della Bibbia è uno di quelli che non ho mai letto, grazie don. Di certo occorre credere ella Sua potenza al di là di come si presenta, nelle cose deboli, fragili caduche… Mi unisco alla preghiera per la pace chiedo una preghiera per mio cognato per intervento chirurgico oggi abbastanza importante grazie.