Gb. 15,1-20
[1]Elifaz il Temanita prese a dire:
[2]Potrebbe il saggio rispondere con ragioni campate in aria
e riempirsi il ventre di vento d’oriente?
[3]Si difende egli con parole senza costrutto
e con discorsi inutili?
[4]Tu anzi distruggi la religione
e abolisci la preghiera innanzi a Dio.
[5]Sì, la tua malizia suggerisce alla tua bocca
e scegli il linguaggio degli astuti.
[6]Non io, ma la tua bocca ti condanna
e le tue labbra attestano contro di te.
[7]Sei forse tu il primo uomo che è nato,
o, prima dei monti, sei venuto al mondo?
[8]Hai avuto accesso ai segreti consigli di Dio
e ti sei appropriata tu solo la sapienza?
[9]Che cosa sai tu che noi non sappiamo?
Che cosa capisci che da noi non si comprenda?
[10]Anche fra di noi c’è il vecchio e c’è il canuto
più di tuo padre, carico d’anni.
[11]Poca cosa sono per te le consolazioni di Dio
e una parola moderata a te rivolta?
[12]Perché il tuo cuore ti trasporta
e perché fanno cenni i tuoi occhi,
[13]quando volgi contro Dio il tuo animo
e fai uscire tali parole dalla tua bocca?
[14]Che cos’è l’uomo perché si ritenga puro,
perché si dica giusto un nato di donna?
[15]Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia
e i cieli non sono puri ai suoi occhi;
[16]quanto meno un essere abominevole e corrotto,
l’uomo, che beve l’iniquità come acqua.
[17]Voglio spiegartelo, ascoltami,
ti racconterò quel che ho visto,
[18]quello che i saggi riferiscono,
non celato ad essi dai loro padri;
[19]a essi soli fu concessa questa terra,
né straniero alcuno era passato in mezzo a loro.
[20]Per tutti i giorni della vita il malvagio si tormenta;
sono contati gli anni riservati al violento.
Commento
Siamo al secondo ciclo di discorsi dei tre amici. È come entrare in un nuovo atto del libro, quando ciascun amico a turno riprende la parola per ripetere, esasperandole, le proprie critiche, accuse, teorie, prediche. Ritorna Elifaz il quale, Dopo aver assistito alle risposte di Giobbe, diventa aggressivo e attacca: «Con sproloqui di vento, con ventre gonfio di vento di levante, ammucchiando parole vuote, blaterando. Parla così un saggio?». Egli esplicita la sua accusa verso Giobbe: «Tu distruggi il timor di Dio, tu annulli la preghiera». E aggiunge: «Può mai essere puro un uomo? Può essere giusto chi è nato da donna?». Mi sembra ancora una volta la difesa non del debole, ma di un Dio che non ha bisogno di difesa. Solo che qui il tono aumenta, si fa duro, violento. Un giudizio sulle parole e sulle opere di Giobbe. Lui che era il saggio oggi è giudicato stolto. È proprio così nella vita: quanti sono gli innocenti che sono colpevoli di niente e che vengono accusati di grandi errori. E in nome di che cosa? In nome di una legge superiore che prevede che non c’è pietà per il povero, ma solo certezza e sicurezza per il benestante. Così il povero si ritrova sulla strada e il ricco al sicuro in casa. Ma forse questa non è la parabola del natale, di un Gesù che nasce fuori dalle mura della città?
Preghiamo
Preghiamo perché possiamo imparare ad ascoltare il povero.
Più si entra nell’esperienza di Giobbe, più mi pare ci si scontri con abitudini che non hanno nulla né di umano, né di religioso. Si parla a Giobbe come a un nemico; s pretende di difendere Dio distruggendo l’uomo. I contrasti della ragione e della religione.
Il Signore ci insegni a stare accanto a chi soffre partecipando al suo dolore e non erghendoci a giudici o accusatori.
È così anche oggi, schiere di zelanti protettori di un Dio che sembra un fantoccio a scapito di un riconoscimento dell’uomo giusto, povero, sofferente, ultimo. La legge e la religione esasperata prima della persona. Dov’è finita l’umanità? Dove la compassione? Dove il nostro fermarci e farci prossimi? Le nostre parole e i nostri gesti non ci avvicinano, né agli altri esseri umani, né a Dio. Com’è facile e gratuito il giudizio…
Preghiamo per i poveri e gli
innocenti di ogni luogo e di ogni tempo.
Preghiamo perchè ci sia più prossimità ,più compassione,più silenzio ,più preghiera per le ferite dell’umanità ,più ascolto del grido dei più poveri ;Comincio dal mio piccolo quotidiano .