lavoro

di | 18 Settembre 2020

Abbiamo costruito, edificato, prodotto. Abbiamo pensato di salire fino al cielo come in unamoderna torre di Babele e e poi tutto ci è come caduto addosso. Il modello che abbiamo pensato e costruito negli anni qualche difetto l’aveva. La vicenda umana troppe volte in questi anni a causa di questo modello semplicemente produttivo ha perso di vista l’umanità. L’individuo sta al centro con tutte le sue potenzialità, magari cercando di nascondere tutti i difetti di fabbrica. Tutto viene programmato perchè alla fine deve esaurirsi come le risorse della terra. Si chiama obsolescenza programmata, cioè pensare a quanto dura un prodotto e magari anche la vita umana per poi buttarlo e cambiarlo. E il lavoro allora assume il tono di rincorrere una produzione che possa rinnovare continuamente gli scaffali dei centri commerciali. Un lavoro che non ha come fine la fraternità condivisa, ma la produzione che induce sempre nuovi desideri. Sono così deboli l’etica e la politica, che l’economia, soprattutto quella che produce ingiustizie, si è come infilata tra le due e ha preso il sopravvento.  Sono in pochi che provano a resistere a tale sistema. Il sistema produce scarto di ogni tipo, anche umano. E allora oggi prego per tutti coloro che lavorano, per il lavoro, per chi pensa il lavoro, per dirige l’economia e prego così. Terra amata, la mattina inizio il mio lavoro e guardo questo mio angolo di terra che sei sotto il mio sguardo. So che sei terra malata, ma io voglio preservarti con tutte le mie forze da ulteriori disfacimenti. Il tempo del lavoro è malato, il povero e il giovane inseguono una chimera di nome lavoro e magari anche dignitoso, giusto, amato, condiviso, un lavoro di fraternità e non di concorrenza, di serenità e non di merito, di fatica e non di schiavitù. È tempo di cercare un nuovo paradigma del lavoro. donaci l’arte della sobrietà che rispetta la terra e l’uomo, donaci di essere più semplici, magari anche più poveri, ma sicuramente più veri. Donaci quando iniziamo a lavorare di pensare non al denaro, ma al pane quotidiano che è per tutti. Donaci non farci accecare dalla luce della ricchezza, ma dalla luce dell’incontro. E la gente possa essere più umile e semplice e l’economia più umana e fraterna. Lo so che il mio è un sogno stravagante, lo so che il mondo non funziona così, lo so che così sono sempre un perdente. Ma la mattina quando inizio a sporcarmi le mani di terra per un attimo concedimi di sognare tutto questo. E durante la mia giornata mentre le ore del lavoro si dispiegano nel tempo, concedimi di amare, rispettare il mio piccolo pezzo di terra. Concedimi di fare fraternità e non di accumulare ricchezza. Nel mio pezzo di terra nessuno me lo può impedire. Buona giornata in fraternità a te che inizi il tuo lavoro.

3 pensieri su “lavoro

  1. Sr. Rita

    Ciascuno col suo pezzo di terra da amare e curare . Sogno
    bellissimo da coltivare e diffondere.

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  2. Elena

    Il mio lavoro è terra umana, terra fertile, terra dura, terra di rilievo, terra di confine. Terra ricca nella quale anche io metto mani invisibili di idee e principi, di scoperta, di studio,di stupore, di amore, di apprendimento, di educazione. Amore unico e speciale, rinnovato.Quotidiano, sempre nuovo e diverso, sempre complesso e delicato. Non è solo un lavoro che onora la mia tavola del pane, è una passione, una gioia, talvolta una disperazione, una lotta impari. Ma è il mio pezzo di terra da tanto tempo… Ed è in qualche modo, anche questo, la mia vita!

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