Una volta era una grande parola. Rilevanza. La grande rilevanza cristiana. Si sentiva il peso di questa rilevanza. Oggi qualcuno ritiene che possiamo tornare ad essere rilevanti, che possiamo tornare a contare qualcosa, anzi molto. Non so bene cosa abbiamo in mente questi personaggi quando affermano che la chiesa può tornare ad essere rilevante. Non mi sembra una grande prospettiva quella della rilevanza cristiana se è intesa come un contare la dove ci sono le cose che contano. Mi sembra che questa è una delle parole stanche: sognare e rivendicare una Chiesa che conta. Non mi sembra che ci sia una rilevanza in questa contemporaneità. Il cardinal Zuppi in un suo intervento un po’ di tempo fa disse così: il cristianesimo nelle grandi città è diventato irrilevante. E allora se la parola rilevanza è stanca prendo come parola che può dare freschezza il suo contrario: irrilevanza. Si parte da qui, si prende atto di questo, si tratta di dire di sì: siamo irrilevanti. Partiamo da qui, ma non per desiderare di tornare ad essere rilevanti, ma per essere così, piccolo resto che testimonia il vangelo nella città, senza la pretesa che la città ci riconosca questa testimonianza. aggiungo una piccola nota alla freschezza della parola irrilevanza: la chiesa è irrilevante quando non è accogliente, diventa rilevante non nel senso che conta, ma nel senso che è segno del vangelo, quando mette in atto percorsi per incontrare tutti coloro che sono magari immediatamente fuori dagli schemi della vita ordinaria della chiesa.