Nel precedente articolo avevamo parlato di stella-dono, in questo preso da Sant’Alessandro.org e di Sabrina Penterani si parla della tragedia del bimbo morto nel carrello dell’aereo. Ancora una stella da inseguire
Quel bambino morto sul carrello di un aereo per inseguire la sua stella
Volare è il sogno di ogni bambino. Incomincia in modo semplice, seguendo la danza di una farfalla, una bolla di sapone, un aquilone, un aereo di carta. Lungo la strada che costeggia l’aeroporto di Orio al Serio, a Grassobbio, si vedono ogni giorno papà, mamme e nonni con i figli e i nipotini sulle spalle per mostrare loro il volo degli aerei. I loro volti sono pieni di meraviglia, assorti, con gli occhi spalancati, come se quelle immagini avessero il potere di trasportarli in un altro mondo. Chissà come è incominciata l’avventura di quel bambino di appena dieci anni ritrovato morto nel carrello di un aereo dell’Air France in volo da Abidjan, in Costa d’Avorio, fino a Parigi. Chissà se anche lui, prima di prendere la temeraria decisione di scappare, aveva iniziato ad innamorarsi del volo allo stesso modo, seduto sulle spalle del padre o del nonno. Di certo a casa lo aspettava una situazione ben diversa, in un Paese in cui quasi la metà della popolazione vive in condizioni di miseria assoluta.
Un’impresa disperata
Per questo invece di tornare a casa un giorno ha deciso di tentare quell’impresa disperata: salire su un aereo diretto in Europa, sperando in un futuro migliore, magari seguendo l’esempio di qualche altro membro della sua famiglia, oppure su consiglio di un adulto, o per provare a se stesso di essere abbastanza grande e coraggioso da ricominciare una nuova vita da un’altra parte. Non poteva sapere che il carrello non è pressurizzato né riscaldato, che a 10 mila metri di quota si sarebbe ritrovato a lottare con la mancanza di ossigeno e con il gelo (50 gradi sotto zero). Tanti altri prima di lui sono morti allo stesso modo, ma nessuno gliel’ha detto. Come tutti i bambini di sicuro amava correre e giocare. Aveva il cuore pieno di sogni, ed è morto nel tentativo di inseguirli.
Ognuno ha la sua stella
Forse, come il Piccolo Principe di Saint Exupery, ogni sera guardava le stelle chiedendosi “se sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua”. Ci piace pensare che ora anche lui sia diventato una piccola luce e che la sua storia sia un segno che possa toccare l’anima di altre persone. Ci auguriamo che spinga altri a chiedersi come sia possibile accettare – senza fare nulla – che ogni giorno ci siano persone che -spinte dalla disperazione- muoiono allo stesso modo.
Grazie mille don, per questo articolo… Che amarezza pensare che qualcuno debba scappare dalle proprie origini perché non felice e non sicuro… E se fosse stato mio figlio? Siamo tutti figli e fratelli e non posso non intristirmi di fronte alla nostra povertà
Grazie don…questa è solo una delle mille storie di bambini che inseguono una stella. La loro è una stella fatale….
Quanta tristezza …
Grazie don Sandro per questo articolo