Con Francesco controlliamo le api. È un lavoro veloce perché lui è veloce, ma è anche un lavoro accurato, perché cerchiamo di fare le cose bene. Passa anche una scuola e mi fermo a parlare con loro. mi spiace che non sono presenti i ragazzi. Mi chiedo anche se è sempre necessario che ci siano i ragazzi che raccontano le loro storie. Non siamo un luogo che mette in mostra un campionario di storie, siamo invece un luogo che si prende cura e che cerca di proteggere le storie dei singoli. Ma non è questo il contenuto di quanto voglio scrivere. Questo è solo l’antefatto. In realtà voglio parlare di un qualcosa che mi è successo dopo, quando me ne stavo da solo. Sono in pensieri che nascono e emergono dopo che ho lavorato e trafficato un po’. Ritengo importante trovare il tempo per riflettere su quanto faccio momento dopo momento. Il pensiero che è emerso lo racconto in questo modo, sperando di essere chiaro. Traffico con le api, curo un orto incontro ragazzi, ma il mondo sta andando per un’altra strada, c’è la guerra, c’è la crisi, c’è il covid che è lì sospeso. Qualcuno mi ha detto che devo occuparmi di cose più serie che di qualche ape. Ed è qui la domanda che è emersa nel mio cuore: che cosa è importante in questo momento? È importante avere il cuore aperto e disponibile all’accoglienza, è importante avere una mente che cerca di capire il tempo presente. Ma è anche importante la cura del quotidiano. Non viviamo di sole emergenze, ma di cose di tutti i giorni, di quotidianità. E credo che il tempo che viviamo ci chiede di vivere il quotidiano al meglio che possiamo. Non possiamo rincorrere le emergenze, dobbiamo costruire la pace partendo dal basso, dal lavoro quotidiano, dalle relazioni quotidiane. Le api mi indicano la via di una cura del piccolo, del quotidiano, del semplice. Le api mi dicono che se imparo ad avere cura del piccolo forse imparerò ad avere cura del grande. Importante non è l’emergenza, ma il quotidiano. Poi quando l’emergenza arriva ci prendiamo cura anche di questa; ma in nome dell’emergenza non posso dimenticarmi del tempo presente, del quotidiano. Non posso mettere da parte l’impegno per le attività di tutti i giorni. Sono convinto che il quotidiano prepara lo straordinario, purtroppo a volte noi inseguiamo, lo straordinario e ci dimentichiamo del presente.
Molto bello. Credo molto in questo pensiero che dà spazio a tutto e a tutte le vite: vivere il proprio quotidiano con responsabilità e dignità è la mia rivoluzione.
E non è facile!
Condivido il pensiero, sono una vecchia pensionata che quando lavora nell orto o nel giardino si sente nel suo
paradiso terrestre.Abito in un piccolo paese di contadini mi rattrista molto sentire i giovani del paese che si
lamentano dicendo che “qui non c’è niente” ,ma non si inventano nulla per riempire questo niente.
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