Devo stare attento a scrivere bene queste righe, scusate se saranno un poco surriscaldate. Dopo la spianata della vaccinazione, dopo l’eroismo mal interpretato mi aggiro per l’orto. vedo quello che è stato fatto e mi godo la bellezza del lavoro. poi comincio a dire a me stesso: le mie piante, le mie api, il mio orto, la mia seminagione. Tutto è mio!!!! Ci ho messo le mie forze, il mio impegno, i miei soldi. Ci ho messo tutto me stesso. Anche tutto quello che mi circonda è mio. Sono come preso per un attimo da un delirio strano. Tutto quello che c’è, dovete riconoscerlo è fatto grazie a me. C’è un pezzo di mio in tutto quello che faccio e quindi è mio il tutto. Mia è la parrocchia se un giorno ne avrò una, anche se sogno di non averla. Qui sono solo ospite, la sono solo invitato. e quando avrò la mia parrocchia la gestirò a mio modo, meglio degli altri. Ma forse siamo tutti così, o rischiamo di diventare tutti così. Quando abbiamo tra le mani qualcosa che abbiamo fatto noi diventa subito mio e guai a chi tocca. Anche chi si vanta di condividere tutto, anche chi fa valere il principio del bene comune, anche chi è comunista e dichiara che non esiste nessuna proprietà appena tocca una cosa che sembra aver fatto lei diventa il mio subito. Non c’è più il nostro. I miei figli, i miei parrocchiani e via dicendo. Dopo questo primo approccio così possessivo a da spudorato protagonista mi fermo un attimo e mi guardo in giro. Non ho niente di mio. Nemmeno il gatto faraone che va dove vuole e fa quello che vuole anche se torna sempre a casa per farsi coccolare un po’. Mi siedo sul muretto della concimaia che gli amici hanno terminato e chiedo scusa per l’ attimo di smarrimento totale. È che anche io ho bisogno di convincermi che c’è qualcosa che ho fatto io, che è mio, che non è di nessun altro e che va condiviso come dico io. Chiedo scusa per tutte le volte che non riconosco che quello che ho davanti non è altro che dono e grazia. Chiedo scusa perchè so che quando faccio così non sono libero di voler bene, ma divento solo capace di possedere. Donami la libertà che accoglie il dono. Donami la grazia della gratitudine e donami di saper lasciare andare quello che mi sembra non funzionare come dico io. Non è mio, ma nostro, non è opera mia, ma opera di tutti. questo orto è bello grazie a tutti noi. Non è forgiato dalle mie mani, ma dono immenso di Dio. Scusa se ogni tanto mi prendono questi pensieri e donami di crescere in gratuità.