La realtà che incontro ogni giorno e che è diversa dal sogno e dal progetto che avevo in testa, mi rimanda ad una questione che è sempre aperta nella mia vita, ma penso anche nella vita di tanti: la realtà del limite. Sono consapevole delle innumerevoli cose che non so fare, del disordine che regna nella mia testa. Sono consapevole che non sono in grado di reggere più di 20 righe di scrittura alla volta, poi mi incespico nelle frasi, o di 15 minuti di predica perchè poi mi ripeto. Sono consapevole che devo muovermi a destra e a sinistra e che pensare di fermare la mia testa per più di un’ora su un oggetto preciso è impresa eroica, che mi chiede una fatica immane. Conservo un catalogo enorme di limiti. Il limite più grande sta nel credere che nelle cose che faccio non c’è limite. Sono bravo in quelle cose e quindi le pratico. Ma questo è il limite più grande di tutti. Penso di saper praticare una certa cosa e allora mi lancio in quell’avventura, ma il vero limite è sapere che anche quello che credo di saper far bene ha un limite. Ma se questo sono io, non è da me meno il mondo che mi circonda. Viviamo una storia che non si pone limiti, che misura tutto in termini di successo, di superamento di ogni limite, di affermazione personale. Qui non c’è limite, anzi ci viene detto che dobbiamo superare il limite, alla ricerca di una misura illimitata. Merito, successo, capacità organizzativa, tutto questo è il motore di questo tempo. Ma tutto questo ci ha messo di fronte al limite di una corsa così pazza, come di un motore fuori giri, di una scarica che brucia tutto e non illumina niente. Il tema è tutto qua, prendere atto del limite della realtà personale e comunitaria, e non invece il superamento eccessivo e ad ogni costo del limite.