Non conosco le dinamiche di chi guida l’economia del mondo. Non conosco nemmeno i modi, le tecniche, le dinamiche che guidano le economie del profitto, ma so una cosa che chi ci rimette di fronte a questo modello è sempre il povero. E non pensiamo solo al povero della strada, pensiamo al povero di tante famiglie, di tanti ragazzi, di tanti anziani. Un amministratore mi dice: devo scegliere se usare i soldi per aggiustare strade o pagare il pulmino per andare a scuola per un ragazzo disabile. Passo per le strade di quel paese e le trovo asfaltate. Penso: forse non hanno trovato i soldi per il pulmino del ragazzi disabile. Mi direte che tutti stiamo facendo fatica, che in questo tempo si devono fare scelte perché non va bene niente. Ho letto di un bellissimo esempio di come siamo chiamati a spezzare queste catene del profitto. Riassumo così l’esempio. La pubblicità ci invita a mangiare certi prodotti che fanno ingrassare, se non diventare obesi. E chi può accedere a questi prodotti? Io ho pensato subito a chi ha più soldi. In realtà si fa in modo che per il profitto tutti possono accedere a questi prodotti. Poi visto che ci sono ragazzi ingrassati e adulti che non hanno più la linea si inventano le palestre, Il fitness e tutti i prodotti che girano attorno a questi temi. Chi può accedere a questi prodotti? Io ho pensato: tutti. In realtà solo chi ha disponibilità economica. E i poveri? Rimangono come sono. Questa non è economia del dono, perché è fatta solo per due motivi: per far guadagnare a chi produce e far consumare a chi può, lasciando i poveri sempre più poveri. Si distruggono beni immateriale che sono importanti e che fanno umanità e si producono merci da consumare. Questa è la grande logica del tempo moderno. E non c’è guerra, non c’è covid, non c’è niente che ci fa spostare il baricentro del problema. Forse una volta i poveri non erano solo poveri, potevano in qualche modo accedere ai beni che una comunità, un cortile, una casa in qualche modo condivideva. Oggi per loro rimangono le mense dei poveri e i sussidi alle famiglie. Quello che manca è proprio questo: una comunità che scambia doni tra ricchi e poveri, tra famiglie e giovani, tra anziani e ragazzi. L’economia del profitto non ha prodotto più ricchezza per tutti, ma tanta ricchezza per pochi e tanta povertà per tanti.
Verissimo Don Sandro e il consumismo ha contribuito a costruire tanti ipermercati sparsi in giro per il paese che io chiamo cattedrali nel deserto , purtroppo!!!! Stavamo meglio quando stavamo peggio…..