guardare

di | 7 Gennaio 2025

Guardare è l’ultima parola di questa serie che mi permette di centrare la mia vita su qualcosa di essenziale. Guardare è il frutto maturo di un fermarmi, di un tacere, di un ascoltare. Se non ci sono questi passi precedenti il guardare non è vero, è un guardare sbagliato. Sono abbastanza capace di guardare il dolore umano, lo vedo a distanza, arriva subito dentro di me. Sono meno bravo a fare in modo di trasformare il dolore umano in opportunità, forse perché non guardo la persona, ma la pietà che mi muove verso quella persona. È uno sguardo che non va bene quello della pietà, della compassione che non guarda la persona, ma guarda il mio gesto verso l’altro. E tutto nasce dal fatto che di fronte all’altro non taccio, non ascolto con attenzione, non mi fermo con la sufficiente misura di tempo e guardo è ho già la soluzione in mano, che si traduce in uno scarno gesto di pietà di cui magari mi vanto anche. La forza di uno sguardo che nasce da un fermarsi, da un tacere e da un ascoltare diventa uno sguardo che vede la persona che ho davanti. Forse questo cammino mi fa vedere diversamente l’altro, me lo fa vedere non come l’oggetto di un progetto educativo. Dio non mi guarda come un oggetto di progetto educativo da realizzare e portare a compimento. Dio mi guarda solo come sono: Sandro e basta e mi ama di uno sguardo così: uno sguardo che ama la mia persona, non un atto di pietà nei miei confronti. È un’educazione degli occhi, della mente, del cuore che mi porta a dire e ad agire come il Signore Gesù: è guardatolo  lo amò.  Quando incontra l’altro il signore rallenta il passo, si ferma, ascolta e poi ama di un amore di carità l’altro. Quanta strada ho ancora da fare per imparare a guardare così!!

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