giovedì 23 maggio

di | 22 Maggio 2024

Mc. 8,1-10

1 In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: 2 «Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. 3 Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». 4 Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». 5 E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». 6 Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7 Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 8 Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. 9 Erano circa quattromila. E li congedò. 10 Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.

Commento

Siamo al secondo racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci di Gesù narrata nel vangelo di Marco. Qui in particolare si vogliono sottolineare alcuni aspetti interessanti e nuovi.  Il miracolo è fatto in terra straniera per dire che il banchetto della vita è per tutti coloro che vogliono accedere a tale banchetto. È un banchetto fraterno consumato con tutti coloro che vogliono vivere di tale esperienza. Il fatto che tale banchetto è collocato in terra straniera serve per riaffermare il carattere universale dell’esperienza della fraternità. Altro dato interessante di tale racconto è il fatto che Gesù si muove per un atto di misericordia per quella parte di umanità che ha fame. Ci si muove verso l’altro là dove vede una povertà, una necessità, un bisogno.  Ma non ci si muove verso l’altro per un motivo di filantropia, cioè di amicizia con gli uomini, ma per un atto di misericordia. Ebbe compassione è un movimento che nasce dalle viscere che si muovono verso l’altro. Non si tratta di fare dei ragionamenti per andare verso l’altro che soffre, si tratta invece di un atto di misericordia che nasce dalle viscere, da emozioni profonde che mi dicono  che l’altro ha bisogno.  Quello che fa Gesù è un atto di amore per le persone che ha di fronte, per delle persone che hanno un problema e a cui Gesù prova a dare una soluzione.

Preghiamo

Preghiamo per gli ammalati.

Un pensiero su “giovedì 23 maggio

  1. Elena

    Gesù sente compassione, comprende nel profondo i bisogni, le necessità, le fragilità di quelle persone accorse per Lui. Poche domande essenziali, e poi, una misericordia, un’amorevolezza, una tenerezza che si fanno cibo per chi ha fame ed è stanco. Noi fino a che punto proviamo compassione? Siamo capaci di dare risposte e soluzioni alle fragilità e alla stanchezza? Che forma e dimensione hanno i nostri criteri di accoglienza , di amorevolezza, di tenerezza? Mi interrogo….

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