giovedì 18 febbraio

di | 17 Febbraio 2021

Giobbe 17

1 Il mio respiro è affannoso,
i miei giorni si spengono;
non c’è che la tomba per me!
2Non sono con me i beffardi?
Fra i loro insulti veglia il mio occhio.
3Poni, ti prego, la mia cauzione presso di te;
chi altri, se no, mi stringerebbe la mano?
4Poiché hai tolto il senno alla loro mente,
per questo non li farai trionfare.
5Come chi invita a pranzo gli amici,
mentre gli occhi dei suoi figli languiscono.
6Mi ha fatto diventare la favola dei popoli,
sono oggetto di scherno davanti a loro.
7Si offusca per il dolore il mio occhio
e le mie membra non sono che ombra.
8Gli onesti ne rimangono stupiti
e l’innocente si sdegna contro l’empio.
9Ma il giusto si conferma nella sua condotta
e chi ha le mani pure raddoppia gli sforzi.
10Su, venite tutti di nuovo:
io non troverò un saggio fra voi.
11I miei giorni sono passati, svaniti i miei progetti,
i desideri del mio cuore.
12Essi cambiano la notte in giorno:
»La luce – dicono – è più vicina delle tenebre».
13Se posso sperare qualche cosa, il regno dei morti è la mia casa,
nelle tenebre distendo il mio giaciglio.
14Al sepolcro io grido: «Padre mio sei tu!»
e ai vermi: «Madre mia, sorella mia voi siete!».
15Dov’è, dunque, la mia speranza?
Il mio bene chi lo vedrà?
16Caleranno le porte del regno dei morti,
e insieme nella polvere sprofonderemo?».

Commento

Ed ecco l’ennesima risposta di Giobbe che si apre all’ultimo lamento (cap.17). Qui Giobbe ripropone la sua situazione tragica nella quale la sola “garanzia” è quella offerta da Dio che pure non gli è favorevole. Non dobbiamo stupirci per queste continue, affannose e quasi maniacali riprese del proprio dramma: esse riflettono la struttura mentale e psicologica dell’orientale, amante dei colori intensi, della precisione e dell’esaltazione d’ogni realtà umana. amante delle ripetizioni all’infinito che cercano di scandagliare per comprendere la situazione descritta. È un vero e proprio dramma narrato con colori intesi.  Questa condizione drammatica è anche scandalosa agli occhi dei benpensanti che giudicano secondo i criteri della retribuzione e che quindi vedono in Giobbe l’emblema vivente del peccato  In parte questi versetti soprattutto i finali del capitolo hanno anche lo scopo di fare il punto della situazione, suggerendo ai lettori quale atteggiamento assumere davanti alle parole di Giobbe. Ormai di fronte al gran sofferente non c’è altra liberazione se non la morte, la tomba sarà la sua definitiva dimora ove tutto sarà cancellato (17,11-16). E’ impressionante l’urlo del v.14: “Al sepolcro io grido: Padre mio sei tu! Ai vermi: madre mia, sorelle mie voi siete! Sembra che la vicenda di Giobbe si possa concludere con questo grido disperato in realtà, il grido fa parte della narrazione.

Preghiamo

Preghiamo per l’Italia

2 pensieri su “giovedì 18 febbraio

  1. Elena

    Ho conosciuto e accompagnato diversi malati terminali. Il dramma della vita che si consuma in dolori che solo la morfina lenisce un po’ , quando c’è, lascia muti. Si può solo tacere, guardare, fare, amare, accarezzare, avere cura, servire, tener per mano, accompagnare queste persone… Si può pregare con loro e per loro. In silenzio, perché il loro dolore ed anche il loro grido ormai spento parlano fin troppo! Alcuni aspettano solo la morte. Sono in pace con ciò che avviene. Alcuni la temono ancora molto, hanno tanta paura e lottano disperatamente per non lasciare tutto. È difficile anche abbandonarsi. Signore, abbi pietà di chi soffre tanto, è la conclusione di ogni preghiera. Tu sai tutto della vita e del dolore di ogni uomo, da Te generato e amato. A Te consegniamo i nostri cari, i nostri affetti più preziosi, i nostri conoscenti, i nostri amici, i nostri compagni di viaggio. Tu sai cosa fare e il perché di ogni cosa. Solo, abbi pietà, compassione…

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  2. sr Alida

    Per Giobbe unica garanzia sempre Dio, anche se grida a Lui… Difficile credere in questo quando il male, la non salute, la sofferenza sembrano non avere più fine ma dal profondo grido a Te Signore così Giobbe come l’uomo fedele il grido, che porta con sé la speranza di essere presto soccorsi… Da Colui che ci conosce e ci ama. Pregando per l’Italia prego per ogni grido di dolore, per le situazioni che sembra non aver via d’uscita

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