giovedì 10 gennaio

di | 9 Gennaio 2019

giobbe Giobbe 20,15-29

[15]I beni divorati ora rivomita,
Dio glieli caccia fuori dal ventre.
[16]Veleno d’aspide ha succhiato,
una lingua di vipera lo uccide.
[17]Non vedrà più ruscelli d’olio,
fiumi di miele e fior di latte;
[18]renderà i sudati acquisti senza assaggiarli,
come non godrà del frutto del suo commercio,
[19]perché ha oppresso e abbandonato i miseri,
ha rubato case invece di costruirle;
[20]perché non ha saputo essere pago dei suoi beni,
con i suoi tesori non si salverà.
[21]Nulla è sfuggito alla sua voracità,
per questo non durerà il suo benessere.
[22]Nel colmo della sua abbondanza si troverà in miseria;
ogni sorta di sciagura piomberà su di lui.
[23]Quando starà per riempire il suo ventre,
Dio scaglierà su di lui la fiamma del suo sdegno,
e gli farà piovere addosso brace.
[24]Se sfuggirà l’arma di ferro,
lo trafiggerà l’arco di bronzo:
[25]gli uscirà il dardo dalla schiena,
una spada lucente dal fegato.
Lo assaliranno i terrori;
[26]tutte le tenebre gli sono riservate.
Lo divorerà un fuoco non acceso da un uomo,
esso consumerà quanto è rimasto nella sua tenda.
[27]Riveleranno i cieli la sua iniquità
e la terra si alzerà contro di lui.
[28]Un’alluvione travolgerà la sua casa,
scorrerà nel giorno dell’ira.
[29]Questa è la sorte che Dio riserva all’uomo
perverso,
la parte a lui decretata da Dio.

Commento

Siamo nella seconda parte della risposta di Zofar. La caratteristica di questa risposta di Zofar risiede soprattutto nell’insistenza sulla qualità effimera della felicità dell’empio e sull’aspetto di sorpresa che la punizione successiva riveste. Fin dagli inizi dichiara che “il trionfo degli empi è breve” e transitorio, come sterco il peccatore sarà spazzato via. La sua, infatti, è una felicità apparente, pronta a svanire come un sogno dorato per lasciare il risveglio amaro davanti ad una morte incombente. Tutto ciò che egli ha amato si rivelerà nella sua intima essenza, è solo cibo guasto e veleno d’aspide che egli ha gustato e sorseggiato come se si trattasse di miele. Non avrà più nessun ricavo dal male operato, tutte le sue ingiustizie e la sua voracità si trasformeranno in sciagura. Il Dio guerriero usa come sua armatura malattie, flagelli e gli elementi cosmici per annientare l’empio. Zofar non ha applicato questa serie d’invettive direttamente a Giobbe, ma egli sa che, ascoltandolo, Giobbe non può non concludere che è proprio il soggetto della fosca e tenebrosa descrizione.

Preghiamo

Preghiamo per Marco

3 pensieri su “giovedì 10 gennaio

  1. sr Rita

    Non posso pensare che Dio, anche verso chi è perverso, si lasci andare a queste vendette e malvagità. Sono più propensa a pensare che il malvagio si tira addosso il male che ha fatto e più ancora. Mi si rafforza ancor più dentro il cuore che, davanti al dolore proprio o altrui, non ci si può ergere a interpretazioni carnali né scadere in consolazioni eteree.
    Prego per chi soffre e per chi è chiamato ad accompagnare il dolore altrui.

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  2. . Elena

    Quanto accanimento verso l’empio… Non c’è nulla di misericordioso nelle parole di Zofar! E anche io non credo alle vendette di Dio, piuttosto penso alle conseguenze che il male e il far del male agli altri, produce!
    Come deve essersi sentito male Giobbe, oltre alla sua condizione, anche il sentirsi così tristemente, ingiustamente, pesantemente giudicato da chi pare non sapere fare proprio nulla se non il riempirsi la bocca….
    Quante volte è così anche oggi…. piove male sul male, dolore sul dolore… Davveto, meglio agire per alleviare fin dove si può, e tacere….
    Mi unisco alla preghiera per chi soffre. Chiedo una preghiera per mio fratello Renato, oggi affronterà una visita medica importante che deciderà un po’ il suo futuro.

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  3. srAlida

    Anche per me , credo e mi sembra proprio che sia l’uomo il più delle volte a crearsi il male ed a farlo ,di fronte a sofferenze come quella di Giobbe , solo tacere ,pregare nel mistero di quel soffrire , ,consolare se si può ,rimanere vicini .. Prego con voi per chi soffre ,per Renato , per Marco ,per chi rimane vicino al dolore altrui .

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