Dedicherò a Geremia profeta una serie di brevi riflessioni. Amo tantissimo questo profeta. Ieri sono sceso nell’orto, ho guardato le zucche e le ho raccolte. Poi ho visto le piante di tiglio che iniziano a perdere le foglie. Le ho guardate cadere. Visto che sono le prime, cadono con leggerezza e riempiono di rosso e giallo la terra e il prato sottostante. Geremia è profeta grandioso, ma a me fa venire in mente l’idea di un profeta autunnale. Perché lo vedo come il profeta autunnale? Perché lo vedo come impegnato in un’impresa titanica a volte assurda, sicuramente tragica, di sostenere un popolo durante il tempo della crisi più grande che è quella della sconfitta. È lui che mette in guardia contro i babilonesi, è lui che vede la fine di Gerusalemme, è lui che vede la deportazione in Babilonia. ma soprattutto è lui che è il profeta meno ascoltato della storia. Ad un certo punto durante l’assedio di Gerusalemme i capi lo ficcano in una cisterna di fango perché con le sue parole demoralizza i soldati. Fatelo tacere insomma. Eppure rimane il profeta di ogni tempo di crisi in cui cadono le foglie. Forse potrebbe essere il profeta dei nostri giorni, in cui per l’ennesima volta ci cadono addosso tutte le certezze. Questo nostro tempo che assomma una quantità industriale di crisi, non solo quella del Covid, ha bisogno di profeti. In questo tempo non abbiamo solo bisogno di certezze, di scelte chiare. Questo appartiene all’autorità che ci guida, non al profeta che parla. Noi abbiamo bisogno di parole profetiche per imparare un nuovo linguaggio per dire l’umano. e Geremia è stato uomo dalle parole nuove. Abbiamo bisogno di parole sagge e Geremia era pieno di parole sagge. Geremia è un incontro che può cambiare la vita. Perché è l’incontro con un assoluto. Ed è sempre molto raro nella vita incontrare qualcuno o qualcosa che porti una o più dimensioni di assoluto, e quindi di inedito, nuovo, originale. Nel libro di Geremia ci sono molte parole di YHWH, ma ci sono anche molte parole di Geremia. Il suo libro ci svela l’uomo Geremia, con i suoi dubbi, le sue crisi, le sue domande. Il suo libro è un continuo dialogo di parole, gesti, azioni simboliche tra il profeta, Dio e il popolo. Geremia non si sottrae a questo compito, anche se confessa in maniera chiara che tale compito è un peso a volte eccessivo per la sua vita. Geremia è come il mio orto autunnale e con un po’ di nebbia, profezia di un inverno, ma insieme di dolore per la fine del tempo del raccolto. Mi sembra che una profezia, ed in particolare la profezia di Geremia è un bene capitale in ogni tempo e in ogni luogo – per ogni società, per tutte le comunità, per ogni persona. Quando poi si attraversano le grandi crisi, la profezia diventa un bene di prima necessità, prezioso ed essenziale come l’acqua e la stima. E allora vale la pena di lasciarci guidare per un po’ da questi uomini grandiosi, dalla parola forte e dolce insieme. In particolare nostra guida in questo tempo di crisi sarà proprio Geremia. La profezia non è un fatto religioso inteso come religiosità, ma un fatto laico cioè che appartiene all’uomo. Perché la profezia non falsa non è ruffiana, non coccola le nostre certezze e i nostri comodi, non risponde ai gusti dei consumatori.
Ispiraci Signore parole ed opere sante per vivere nel mondo come Tu vuoi che si viva (“Come Tu mi vuoi”, un canto meraviglioso) , affinché perseguiamo e facciamo la Tua volontà, prima ancora che la nostra. Ci hai costituiti “sacerdoti, re e profeti” per essere come degli astri che brillano della Tua Luce.