Ritorno su quell’idea di errore e di stupidate, perché mi sembra importante riflettere su uno di quei temi che mi fanno soffrire e che non so mai come gestire. Che fare quando ci sono errori? Che fare per migliorare? E poi si può migliorare? Sto leggendo un testo di Paolo de Benedetti in un suo commento al libro dell’esodo e di fronte al fatto che Mosè non è entrato nella terra promessa, ma l’ha vista solo da lontano, così commenta: «Non sta a te il compiere l’opera, ma non sei libero di sottrartene» (Rabbi Tarfon). La parte incompiuta della mia opera è in realtà l’eredità e il dono che io faccio a quelli che vengono dopo di me. Leggere queste righe è stato come aprire un varco di illuminazione proprio sul tema dell’errore e della stupidaggine. Non sta a te compiere l’opera. Mosè non aveva il compito di portare a compimento l’opera di entrare nella terra promessa, ma solo quello di condurre il popolo di fronte alla terra promessa. Quando commetto errori è come se mi rammarico con me stesso perché non ho potuto portare a compimento un’idea, un progetto, un sogno. Quell’errore mi ha impedito di arrivare in fondo all’opera. L’errore non deve essere l’occasione l’occasione per rammaricarmi perché non ce l’ho fatta a portare a termine l’opera; diventa invece l’occasione per sapere che sono limitato, che io non posso portare a compimento tutto. Certo, dice ancora il testo io non sono libero di sottrarmi all’opera che ho iniziato. Per un errore non posso mollare tutto. Io sono parte dei miei progetti, io sono parte di quello che faccio, di quello che sbaglio, di quello che faccio bene. E poi c’è l’ultima parte di quella meravigliosa frase: la parte incompiuta è l’eredità che lascio in dono ad altri che vengono dopo di me. Mosè ha lasciato in dono, in eredità, la sua incompiutezza al popolo, in particolare a Giosuè. La mia eredità non sono i miei successi, ma la mia incompiutezza. Il mio dono non è il meglio di me, ma i miei errori, perché qualcuno che raccoglierà i miei errori forse farà meglio di me. Un errore non è da buttare, ma da guardare sperando che qualcuno dopo di me possa fare meglio. Errore è incompiutezza che qualcuno porterà a compimento.