Viaggio sempre tra i profeti. Li trovo dei grandi, questi uomini che parlano e agiscono in nome di Dio. Ai nostri giorni abbiamo bisogno di profezia e di profeti, di gente che sa agire in nome di una giustizia più grande della semplice giustizia che rivendica e accusa. Il profeta di oggi è discepolo di quello di ieri. Parlo di Eliseo discepolo di Elia. Ne voglio sottolineare un tratto che la dice lunga su cosa vuol dire scegliere e stare nella scelta. Eliseo è un contadino, sta bene, diremmo benestante, una vita buona e tranquilla. Poi un giorno succede l’imprevisto che cambia la sua esistenza. Sul sentiero che corre accanto al suo terreno passa un uomo che devia e gli si avvicina. Quell’uomo è Elia. Si toglie il mantello e glielo getta sulle spalle. Per comprendere questo gesto per noi strano, bisogna sapere che il manto regale e i mantelli delle persone erano considerati il segno distintivo di una persona, della sua funzione e dignità. Per questo i mantelli avevano degli stemmi e dei disegni di riconoscimento. Quando Eliseo vede quel mantello che gli è stato gettato addosso, capisce che è il mantello di un profeta. Ma soprattutto capisce che la sua vita da quel momento cambia. Lui stesso è investito della responsabilità del profeta. È come un passaggio di consegne: da Elia a Eliseo. Eliseo sa che ormai la sua vita è segnata e davanti a lui si apre una nuova strada che lo distaccherà dal suo clan. Chiede a Elia il tempo necessario di salutare i suoi e poi compie un rito: celebra un pranzo di addio con i suoi. Finito il banchetto, salutati i suoi, Eliseo lascia alle spalle il suo passato, gli affetti, la professione e segue colui che sarà il suo maestro e guida, del quale sarà erede e successore, continuandone la missione. la vocazione è qualcosa di simile: è spesso un taglio netto col passato, con una serie di relazioni e affetti per avviarsi in un’avventura che può contenere incognite e sorprese positive e negative. Dove voglio arrivare? Abbiamo bisogno di maestri veri che gettano addosso a noi il loro mantello di sapienza e di profezia. Abbiamo necessità di riconoscere il passaggio di questi uomini. Per Eliseo è stato facile: il mantello di Elia aveva i simboli della profezia. E noi che segni cerchiamo per trovare i profeti di oggi. Abbiamo bisogno di persone, soprattutto giovani che hanno il coraggio di prendere in mano il mantello della profezia e della sapienza e che scelgono di vivere totalmente dediti a questa missione. Ma c’è un ultimo particolare affasciante della vita di Eliseo. quando Elia verrà strappato alla terra e rapito in cielo su un cocchio di fuoco, per incontrare quel Signore che egli aveva servito con coraggio per tutta la vita, Eliseo riceverà «due terzi dello spirito» del suo maestro, cioè l’eredità riservata al primogenito e raccoglierà il mantello che era caduto a Elia. La vocazione è, quindi, una vera e propria generazionee comprende alla fine una nascita per una missione. Infatti, da quel momento Eliseo continuerà gli atti di Elia; egli, però, lo farà con la sua personalità e autorità. Il racconto di vocazione che abbiamo sopra ricordato era noto anche a Gesù che lo applica a sé stesso quando chiama i suoi discepoli. Ma lo fa con una radicalità maggiore: «Uno disse a Gesù: Ti seguirò, Signore; prima, però, lascia che mi congedi da quelli di casa mia. Ma Gesù gli rispose: Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto al Regno di Dio» (Luca 9,61-63).
Prego perché ci sia chi lascia il mantello e chi lo raccolga. E chiedo a Dio di essere l’uno e l’altro nello stesso tempo, nonostante non sia più giovane. Una preghiera per mia sorella Sr Silviangela nel giorno del suo compleanno.