La storia ci dice che l’uomo probabilmente fatica da sempre a rimanere in una logica che sa di dono. Sono tante le storie degli uomini nel corso dei secoli, anzi dell’intera storia umana, che narrano di come l’uomo ha rifiutato di riconoscere la vita come dono. Addirittura tanti di questi racconti sono diventati miti fondativi per tanti popoli, come a dire che il dono non fa parte del dna dell’uomo. Per esempio i racconti di Adamo e Eva ci dicono con linguaggi diversi che gli esseri umani sono incapaci di edificare la propria civiltà sul dono libero; contemporaneamente ci dicono che tra l’idea della vita come dono e della vita come libertà di disobbedire al mandato del dono esiste un nesso continuo. L’uomo decide di muoversi continuamente tra dono e disobbedienza al dono. Chi governa un’istituzione vorrebbe si la logica del dono, anzi la sprona a dismisura, l’istituzione chiede di investire tutto se stesso in questa logica del dono dentro l’istituzione, ma solo per l’istituzione. Le istituzioni hanno bisogno della creatività, della libertà e del dono, ma vorrebbero solo quella che può (e che deve) rimanere dentro i confini stabiliti e custoditi. E così, nei momenti di crisi vera, quando la gratuità libera sarebbe la prima cosa veramente necessaria, ci si ritrova mancanti proprio di questo elemento essenziale che è il dono. Scrivo questo perché mi sembra che tante vicende singolari di dono e di impegno dentro la chiesa vengono ascoltate, ma devono stare sempre nell’alveo di quello che l’istituzione chiede. È così per i miei amici di Marango. Quante cose belle nella logica del dono riescono a fare, ma quanta fatica perché non sono dentro i confini stabiliti dall’istituzione. Due sole domande: la prima: amano di più l’istruzione chi lavora nella logica del dono e ci prova a voler bene all’istituzione magari aprendo varchi su zone che l’istituzione non custodice, oppure coloro che in apparenza sono ossequiosi verso l’istituzione e poi non vivono della logica del dono e non provano mai ad aprire varchi sul futuro? Seconda domanda: ma in questo tempo di crisi non è il caso di lasciar emergere tutto quel mondo carsico, ma autentico, di chi vive della logica del dono piuttosto che continuare a fissare paletti e confini?