E se ci fosse un combattimento?
Ieri ho utilizzato l’articolo che ho scritto per la barca e il mare per raccontare di don Roberto e dei tre anni da quando se n’è andato. Oggi parlo di altro. Parlo di cooperazione, di partecipazione, visto che è il tema che domina le mie riflessioni, le mie riunioni, il mio lavoro in questi giorni. La cosa interessante è il punto di partenza di questa riflessione. La relazione umana, la partecipazione, il lavorare insieme parte, e fa i conti con una ferita, con un combattimento. Può partire bene, ma poi c’è il momento del combattimento, del chiarimento. È il momento in cui si scoprono le carte, il momento in cui nella partecipazione, nella cooperazione si dichiara dove si vuole andare, si mettono in chiaro i possibili accordi. Al di là del fatto che quando si stabiliscono accordi ognuno è chiamato a lasciare una quota di potere, mi sembra che il problema della cooperazione è altro. Il fatto vero è che devo prendermi cura della ferita provocata dall’incontro e da lì devo ricostruire un nuovo incontro. La cosa che mi scandalizza è che il peggior capitalismo ha capito che giocare le carte della ferita, della cooperazione, della sostenibilità produce più profitto e quindi fa uso di queste parole non per un motivo ideale o etico, ma per un motivo di interesse. E chi invece fa uso di queste parole per un motivo ideale e etico non riesce quasi mai a districarsi in mezzo ai meandri dell’autoreferenzialità, annullando di fatto la cooperazione. Partire da un combattimento relazionale per arrivare ad una soluzione di alleanza buona per tutti. Se si ha paura di affrontare l’altro, se si cercano vie di fuga, se si ricorre all’ interesse piuttosto che credere alla comunità, l’esito finale è una condizione umana priva di gioia e genuinità. Purtroppo questa faccenda non è mai stata compresa fino in fondo. Lo so che sembro fuori dal mondo ma dopo il combattimento serve l’amore di carità. L’amore di donazione, la gratuità, chiede di non essere confinata solo nella sfera privata ma di far conoscere i suoi benefici influssi anche nella vita economica, nella vita sociale, nella vita cooperativistica e sono sicuro che nell’amore di carità non ci sarà una crisi dei profitti, ma la distribuzione dei profitti.