Un uomo di nome Gesù. Nato in un luogo marginale della Palestina. In una terra marginale come la Palestina, da una famiglia non marginale per quella terra, ma per il grande impero si, una famiglia normale e senza pretese di gloria. Gesù da grande gira per questa terra marginale. E vede, e osserva. Vede la sua gente che fa i debiti per un pezzetto di terra. Vede la sua gente che aspetta un messia Salvatore che dal cielo scende sulla terra e per liberare quel popolo dall’oppressione. Si muove e vede gente malata, sofferente, vede un seminatore che sparge il seme di frumento, una massaia che impasta il pane con del lievito, vede un corteo funebre con una madre che accompagna il suo figlio unico che ha perso. Vede un padre che attende suo figlio, vede lavoratori che cecano tutti i giorni il modo per trovare un po’ di lavoro. Si muove quell’ebreo marginale di nome Gesù, si muove su una terra marginale e da quei margini decide che lui starà ai margini, fino alla croce. Si mette dalla parte della sua gente che soffre, si schiera con i poveri e i malati del suo tempo e ci sta fino all’ultimo giorno con i poveri del suo tempo. Ci sta fino alla croce perché muore in mezzo a due ladroni. Quella è la parte di storia che ha scelto Gesù. Ha scelto di stare ai margini in un modo tutto suo: da non violento, da uomo che ha pensato bene che la cura e la vicinanza è ben più importate della legge. Non ha voluto gloria, non ha cercato consensi, ma ha detto amatevi tra di voi, fino a dare la vita per tuo fratello. Non ha usato toni da fine del mondo, ci ha invece detto che la tenerezza e la misericordia di Dio si sono manifestati pienamente su questa terra. schierato, ma da non violento.