Domenica 8 settembre ’19 – 23 domenica T. Ordinario – Dal vangelo di Luca
«Una folla numerosa andava con lui. Egli si voltò e disse loro: 26″Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
Commento
Non si diventa discepoli a forza di volontà, o attraverso atti morali e religiosi, ma dando spazio alla sua opera in noi, o se vogliamo, lasciando che la sua Presenza trasformante, già presente in noi, ci trasfiguri in lui, conducendoci così al nostro pieno compimento. Perché lui possa essere questa Presenza vivificante, che trasforma servi in discepoli, occorre ‘odiare’ ovvero staccarsi, prendere le distanze da ogni tipo di ‘potere’ capace d’inficiare il nostro vero Sé. È molto facile infatti che madri, padri, mogli, figli… – simboli delle affezioni di ogni genere – impediscano alla nostra vita di compiersi nella sua verità, impedendoci di godere della libertà sufficiente e necessaria per indirizzarci al compimento della nostra vita. Perché in fondo ‘essere discepoli’ del Cristo, significa accettare di incamminarci verso la nostra piena umanizzazione. Ma quanti legami – scelti o subiti – ci ostacolano in questo compiersi di umanità! Gesù insiste molto su questa esigenza di staccarsi da tutto ciò che impedisce di vivere veramente. Finalmente liberati da ogni possibile presenza, pensiero, immagine ‘riempitrici di vuoti’, ci troveremo nella disposizione di essere finalmente ‘assunti’ e immedesimanti dall’unica Presenza. In questo distacco-odio-vuoto, si sarà giunti a frantumare, dissolvere il proprio falso sé, nella consapevolezza che laddove non c’è più l’io, lì c’è Dio.
Preghiamo
Preghiamo per il papa in Africa
La fede chiede tenacia, perseveranza, pazienza e speranza. Ed una libertá da legami che a volte invischiano una piena adesione o la nostra stessa coerenza. Gesù non usa mezzi termini, mezze misure. Chiede scelte consapevoli e complete, è difficile stargli dietro veramente… Chiedo la forza di una scelta d’amore così grande da riempire ogni incertezza, ogni metà, ogni vuoto. Perché da sola sono troppo piccola, incapace, incompleta e ho bisogno della Sua grazia, superiore ad ogni cosa bella terrena…
Accompagnamo papa Francesco nel suo viaggio fra le molte povertà del nostro mondo.
Questo brano mi fa pensare alla necessità di fermarsi di discernere prima di fare una scelta. Non per tirarsi indietro ma per valutare con quale responsabilità assumere le conseguenze delle scelte stesse. Ci sono tante defezioni, anche vocazionali, nella chiesa. Forse non ci si è “seduti” abbastanza per valutare. Le esigenze che Gesù presenta a chi vuol seguirlo sembrano eccessive e in alcun momenti della vita se ne sente il peso. Eppure, se la relazione con Gesù è una relazione di amore, allora diventa ovvio tutto quello che Lui chiede.
Dare spazio alla Sua presenza operante in noi ..si tratta di dargli sempre il primo posto ,sapersi avvolti da una presenza che dissolve gli ostacoli…Che cosa amo prima del Signore ,che mi impedisce il volo verso di Lui? E’ sempre questione di cuore Mi unisco alle vostre intenzioni a la viaggio del Papa in Africa …