27 domenica T. Ordinario – Dal vangelo di Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; Questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Commento
Questa parabola è probabilmente la più dura e diretta che sia stata raccolta nei vangeli, come denuncia contro i dirigenti religiosi del giudaismo. È stata redatta certamente dopo l’anno 70, come riflessione sul disastro sofferto dal popolo ebraico con la caduta di Gerusalemme nella guerra contro i romani, che rasero al suolo la città santa e distrussero il tempio. Il rischio è la parabola è un’invettiva, si metta contro i giudei, quasi come una forma di antisemitismo. Ma non è chiaramente questo il senso della parabola. il Vangelo non è stato scritto per fomentare il disprezzo o il risentimento contro i giudei. O contro nessuno. Il Vangelo è la memoria di Gesù e della sua presenza nella comunità cristiana. Questa memoria e questa presenza ci dicono che anche noi cristiani, il popolo ed i suoi dirigenti, possiamo pensare di essere i nuovi proprietari della vigna del Signore, poiché (presumibilmente) è stata consegnata a noi. No. Nessuno è padrone della vigna. Il padrone è solo Dio. E da noi esige che coltiviamo con attenzione e sforzo questa vigna. Ma di fatto non l’abbiamo troppo abbandonata e molto mal coltivata?
Preghiamo
Oggi san Francesco preghiamo per l’Italia
Lavorare nella vigna del Signore è grazia.. Maggior ragione ci circonda con le sue cure amorevoli di Dio.. Signore custodisci in noi la
rensapevolezza di essere amati da Te.. Preghiamo per l’Italia e per Papa
Francesco. Che il Signore lo accompagni sempre con la Sua forza,ed il Suo Spirito.
Abbiamo molta cura di ciò che ci appartiene e molto meno cura di ciò che non ci appartiene, di ciò che è comune, o semplicemente non è nostro… Ma non siamo padroni di nulla, tutto ci viene affidato, anche le nostre vite. Possiamo averne cura con una volontà nuova di condivisione e di attenzione, affinché il Padre, quando ce ne chiederà, possa vedere i molti frutti che portiamo tutti insieme.
La vigna. La nostra vita. La nostra chiesa. La nostra casa comune. Dio se ne prende cura personalmente. Come San Francesco possiamo sentirci oggetto di tanto amore da non usare alcuna violenza contro noi stessi, gli altri la terra.