Domenica 10 luglio

di | 9 Luglio 2016

trinità 15 domenica Tempo Ordinario- Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Commento

Questo di oggi è il testo che sta al centro della riflessione del giubileo della misericordia. È anche il brano che accompagna tutto l’anno pastorale della nostra diocesi di Bergamo. Quindi un brano che in questo periodo è al centro di molte riflessioni. Io lascio solo due piccole riflessioni. È un brano che è generativo di vita, perché il gesto del prendersi cura genera la vita, al contrario il non prendersi cura genera dolore e morte. Il gesto del samaritano può essere simbolo di tutti quei gesti che hanno il potere di dare la soluzione ai drammi dell’uomo. Sono appunto segni generativi di vita. Chi è il mio prossimo? È la domanda di partenza. La risposta di Gesù opera uno spostamento di senso (chi di questi tre si è fatto prossimo?) ne modifica radicalmente il concetto: tuo prossimo non è colui che tu fai entrare nell’orizzonte delle tue attenzioni, ma prossimo sei tu quando ti prendi cura di un uomo; non chi tu ami, ma tu quando ami. La seconda questione o riflessione risiede nel fatto che sia il sacerdote che il levita vivono nel loro mondo ordinato, preciso. Il poveraccio assalito dai briganti entrava in questo mondo ordinato e portava un disordine, un qualcosa di non chiaro, che rovina i piani. Forse in questo senso avevano ragione anche loro di non fermarsi, avevano le loro ragioni per non ritrovarsi con una giornata con tutti i piani scombussolati perché bisogna fermarsi per quel tipo. È vero il prendersi cura dell’altro butta per aria tutti  i miei progetti. Accettare di farmi prossimo è correre il rischio di non avere più un mondo perfettamente ordinato. Vuol dire accettare di avere non un mondo chiuso, ma sempre aperto alla vita e all’altro. Il samaritano si prende cura dell’uomo ferito in modo addirittura esagerato. Ma proprio in questo eccesso, in questo dispendio, nell’agire in perdita e senza contare, in questo amore unilaterale e senza condizioni, diventa lieta, divina notizia per la terra.

Preghiamo

Preghiamo per tutte le persone sole, possano trovare un samaritano che si ferma un poco con loro.

2 pensieri su “Domenica 10 luglio

  1. sr Rita

    Riporto una frase di Pe.Pedrinho che è stata ripetuta più volte oggi durante il suo funerale: Maraviglias de Deus! E diceva questa frase sempre, sia quando incontrava qualcosa di bello, di buono…sia quando lo hanno assalito rompendogli il viso, un dito e la schiena, come quando qualche mese fa, gli è bruciata tutta la casa che faceva da convento e casa di formazione….Il malcapitato sulla via ha sperimentato le meraviglie di Dio quando il samaritano si è chinato su di lui…Tanta gente che oggi ho visto piangere sconsolatamente attorno alla bara azzurra di questo santo frate…fondatore di una piccola congregazione maschile e una femminile…padre dei disperati che chiamava ” figli miei.. tuta questa gente ha potuto dire di aver incontrato in lui una meraviglia di Dio. Scusate se in questi giorni continuo a parare di Pe.Pedrinho…ma io lo considero uno di questi santi samaritani dei nostri giorni che passano in mezzo ala gente facendo del bene…sorridendo sempre…ma proprio sempre, anche quando aveva il viso tumefatto dalle sprangate ricevute da un suo ex assistito. Per lui tutto era “bençoe”. Che nel nostro piccolo possiamo essere samaritani contenti di fermare i nostri passi, accanto a chi ci rompe gli schemi del viaggio.

    Rispondi
  2. sr.Alida

    A me fanno un gran bene queste forti testimonianze di vita..che vorrei imitare ,almeno un pochino,nonostante le mie paure..e il non coraggio ma almeno.il volto lieto e il cuore disponibile, chiedo al Signore.questo dono. per cui grazie sr.Rita.. Anche il Samaritano oggi mi rimette in ascolto…Cuore,anima ,mente,forze ,,l ‘amore vero chiede tutta la nostra persona,VEDERE con CUORE:qualità della vicinanza,Dosare olio e vino quanto serve per curare…essere prossimo ,generare vita e liete notizie …Il Samaritano ha cancellato i suoi piani ..e ama fino in fondo ,non ha mezze misure..
    Donaci la Tua grazia e il Tuo Spirito per essere così.Mi unisco alle intenzioni di oggi .

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.