Le situazioni di diversità sono la norma. Siamo tutti diversi, per carattere, per formazione, per interessi, per i modi di lavorare. Tutti profondamente diversi. Su questo non mi sembra che ci sia niente da obiettare. La questione mi sembra un’altra. Come tenere insieme le diversità? Questo è il vero tema. Come mantenere le diversità e come trovare il modo di fare unità, anzi comunione tra le varie diversità? Il mondo di oggi per tanti motivi rischia di omologare il pensiero e la vita. la tecnologia e i social ci spingono in quella direzione. Anche l’intelligenza artificiale che ormai è entrata nel nostro quotidiano è un mezzo potente che ci po’ portare ad un pensiero unico. Ad una unificazione delle idee, soprattutto quelle idee che qualcuno vuole veicolare. Io terrei insieme due parole: diversità e comunione. In un approccio come quello delle comunità diffuse mi sembra importante incoraggiare i gruppi in cui lavoriamo a mantenere la loro autonomia e le loro diversità. Il lavoro, l’organizzazione, l’educazione, la cultura, la socialità, la religiosità, sono fenomeni trasversali e le differenze dei vari attori servono proprio a esaltare i diversi approcci possibili. Dobbiamo favorire la diversità, dobbiamo valorizzare i diversi approcci. La seconda parola che ho utilizzato è comunione. Un conto è creare unità, uniformità un conto è cercare la comunione delle diversità. La prima, l’unità rischia, di creare solo uniformità, la seconda, la comunione mantiene le diversità ma chiede solo di non mettersi uno contro l’altro, chiede comunione appunto. So che è la via più difficile, ma è la via che permette la valorizzazione di tutti.