digressione

di | 14 Febbraio 2021

In questi giorni farò una digressione un po’ strana. Mi sono fatto 3 giorni di corso in remoto. E altri incontri ancora, sempre in remoto. Ci sono stati alcuni temi che tra corso e altri incontri si sono come rincorsi uno vicino all’altro, o meglio uno sovrapposto all’altro. E allora la mia digressione parte proprio da questi temi che si sovrappongono uno sull’altro. Ne farò una specie di elenco. Sono le opere di misericordia corporali. Cercherò di farne una lettura il più possibile umana, oserei dire laica, ma con la presenza di Dio dentro questa laicità. Parto da una parola che non è inerente immediatamente alle opere di misericordia. Questa parola, di cui ieri molto abbiamo discusso e ragionato è come la cornice entro cui disegnare le opere di misericordia. La parola è accoglienza.  Credo che esista una forma negativa di accoglienza e che molte volte è praticata da me, da noi cristiani e dalle nostre comunità. in questo caso accoglienza è come un rapporto sfalsato. In pratica funziona così: io sono quello bravo e accolgo te che porti un problema, una storia, un vissuto difficile. In questo rapporto sfalsato io ti accolgo, ma tu entra lentamente nel mio mondo buono di valori e di progetti. Questa non è vera accoglienza. Qui è tutto sbilanciato tra il buono e il cattivo. A volte accolgo così: io sono bravo e sono così bravo che accolgo te che sei incasinato nella vita. il minimo che succede è che questo, sentendo su di se la pietà della sua condizione rifiuta ogni aiuto, ogni vicinanza. Mi pare invece che la vera accoglienza prevede che le due parti in qualche modo si mettono in gioco reciprocamente, dove uno può imparare dall’altro. Accoglienza come possibilità di crescita insieme, come possibilità di arricchimento reciproco. Accoglienza come possibilità di far incontrare due diversità e insieme arrivare ad una esperienza nuova di vita e di maturità. Credo che le opere di misericordia si inseriscono dentro questo tipo di accoglienza. Non mi prendo cura di un malato perché sento la vocazione e sono bravo, ma perché voglio fare un pezzo di strada insieme con quel malato. Ci si accoglie reciprocamente. Allora le opere di misericordia sono veramente cammino e crescita reciproca.

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