Voglio provare a concludere il discorso di ieri. La domanda che mi faccio sempre è: che cosa possiamo fare? Il primo dato è questo: non potremo mai essere perfetti nei confronti di tutti i discorsi che facciamo sul nuovo che avanza. Non saremo mai coerenti fino in fondo. Primo perché l’uomo porta dentro di se la sua incoerenza, poi perché è impossibile pensare a scelte univoche, che vanno in una sola direzione. Di fatto noi mescoliamo mille cose e ne facciamo come una macedonia. Quindi la risposta di chi chiede una perfetta coerenza di vita non mi sembra quella ideale. Io credo che dovremo imparare ad usare in maniera nuova una parola che di solito usiamo per la fede. La parola è conversione. Qui non parlo della fede come ritorno a Dio, ma della conversione come conversione ecologica, ambientale. Cosa voglio dire? Voglio dire che dobbiamo fare una svolta, cambiare direzione. Chi ha coniato questa parola conversione ecologica è stato Alex Langer. Così scriveva nel 1991: “Mentre il termine “riconversione” sembra preso in prestito dal mondo produttivo dove una fabbrica può smettere di realizzare un prodotto per passare a una nuova produzione, il termine “conversione” implica la messa in discussione di uno stile di vita e di un modo di pensare politico. è la svolta oggi quanto mai necessaria ed urgente che occorre per prevenire il suicidio dell’umanità e per assicurare l’ulteriore abitabilità del nostro pianeta e la convivenza tra i suoi esseri viventi. Preferisco usare questa espressione, piuttosto che termini come rivoluzione, riforma o ristrutturazione, in quanto meno ipotecata e in quanto contiene anche una dimensione di pentimento, di svolta, di un volgersi verso una più profonda consapevolezza e verso una riparazione del danno arrecato. Inoltre nel concetto di “conversione” è meglio implicita anche una nota di coinvolgimento personale, la necessità di un cambiamento personale ed esistenziale» da questa pensiero tiro fuori queste idee. Il pentimento e la riparazione del danno arrecato, sembra quasi che è necessario chiedere scusa al creato, sembra necessario un riparare al danno arrecato al creato, prima ancora che fare grandi promesse di cambiamento. Se non vi è questa consapevolezza di una ferita arrecata come potremo riparare e cambiare? E poi il coinvolgimento personale. Io in prima persona che cosa posso fare? Sto leggendo un bel libro intitolato: “niente di questo mondo ci risulta indifferente” e quando parla di conversione ecologica dice così: “Conversione ecologica” è un termine che ha un risvolto soggettivo, etico, personale, e un risvolto oggettivo, sociale, strutturale: rimanda innanzitutto a un cambiamento del nostro stile di vita, dei nostri consumi, del nostro rapporto con gli altri e con l’ambiente, del modo in cui lavoriamo e del fine per cui lavoriamo o vorremmo lavorare; ma riguarda anche direttamente il modo di produzione capitalistico, in relazione allo sviluppo delle forze produttive e ai rapporti tra persone e gruppi sociali a livello globale. Incominciamo da qui per rimettere ordine là dove l’uomo ha creato disordine
” Mi si presentò alla mente che Gesù morì ignudo sulla croce e sentii desiderio di spogliarmi di tutto per i poveri…” Così il Beato Luigi Palazzolo ha contemplato il Crocifisso ed ha deciso di assomigliargli e di contemplarlo e servirlo nei poveri in cui vedeva il volto del Crocifisso.
Un amore, il suo, “non di sola ammirazione, ma di abbracciamento”.
Ecco, per noi Poverelle, ma anche per ogni discepolo che vuol bene al Maestro e ai fratelli, contemplare vuol dire servire. Grazie per la preghiera che ci sostiene in questa bella e intensa missione.
Conversione ,credo a questa parola anche se ho sempre tanto da convertire di me …nel modo ,nelle relazioni ….