
Come in un paniere raccolgo parole. Il paniere raccoglie e accoglie buon pane. Il paniere da cui parto oggi per la mia riflessione è un paniere che raccoglie parole che non sono la speranza, ma al contrario sono parole che dicono che non c’è speranza. Vorrei riempire questo paniere e poi gettarlo via, trovare un nuovo paniere di parole buone per sperare. Il paniere con le parole da buttare sono queste: “ma chi te lo fa fare?”, “sei troppo ingenuo”, “non esagerare …dove pensi di arrivare, tutto è complicato, non vai molto lontano. E poi chissà quante altre parole che riempiono il paniere di una non speranza. Scrivo questo perché devo imparare a purificare il linguaggio di tutte quelle parole o espressioni che dicono la non speranza. Mi sembra un’operazione fondamentale. Cambiare parole e linguaggio per riempire un nuovo paniere fatto di parole buone e cariche di speranza. So bene che queste parole nascono dal cuore e che questo paniere si riempie da tutto quello che nasce dal cuore. È vero che attorno a me le cose non vanno sempre bene, ma è anche vero che posso imparare a vagliare con il cuore tutto quello che mi circonda e alla fine portare nel mio paniere le parole della speranza. Avanti coraggio ancora per un pezzettino, ritrovo la forza dentro di me per ripartire, mi sento circondato da forze buone, e chissà quante altre parole di speranza posso ritrovare da mettere nel mio paniere e questo paniere poterlo poi conservare. È un’operazione questa delle parole buone e di speranza da crinale di montagna. Ma vale la pena di attraversare tutto il crinale di montagna per arrivare alla visione della speranza.