Ieri è stata una giornata un po’ complicata e non ho avuto tanto tempo per soffermarmi a guardare ed ascoltare gli animali di Rosciano. Ma come in un lampo, vedo arrivare in una picchiata un uccello; la picchiata dal cielo era un po’ goffa, per non dire molto goffa e sta mezza acrobazia celeste con un vento forte che impedisce movimenti perfetti finisce su un pino. Guardo di che cosa si tratta e mi rendo conto che si tratta di un colombo o piccione. Non li so distinguere bene. “anche qui a Rosciano i piccioni, ma non state solo in città voi? Il piccione mi guarda e sorride con quel collo che va sembra avanti e indietro e poi mi dice: “ma scusa il cielo qui a Rosciano è proprietà privata? Avete privatizzato anche questo pezzo di cielo e questa pianta che mi ha accolto dopo che il vento mi ha fatto volare qua e là?” “non volevo dire quello, volevo solo dire vi ho sempre visto solo in città e nei paesi, magari sulle chiese e sui campanili, non vi avevo mai notato da queste parti.” “ma ci siamo sempre stati! Sei tu che sei distratto! O meglio tu pensi di vedere solo animali eleganti, belli, che mettono addosso un po’ di commozione. E noi chi siamo? Dei poveri piccioni.” E io che vado trafelato tra mille cose da fare, rispondo: “ dai non fare così, non fare la vittima di turno, anche tu, caro colombo, vali, conti, sei uno che ha la sua originalità. Scusa se non me sono accorto.” E chiudo così il discorso. Ho troppe cose da fare e non ho tempo per un piccione sgraziato che tenta di fare picchiate sul nel cielo di Rosciano pensando di essere un aquila. Verso sera, in un attimo di tranquillità, ripenso al mio piccione. E vengono fuori questi due pensieri. Il primo: certo che se era una aquila che scendeva in picchiata mi sarei fermato a guardarla con ammirazione e con attenzione, e poi mi sarei messo a raccontare a tutti di quell’aquila in picchiata, un piccione sgraziato invece non merita uno sguardo. È così la vita: lo sgraziato lo snobbiamo e ce ne andiamo di corsa perché ho troppe cose da fare, il meraviglioso lo ammiriamo un tutta la sua forza. E poi il secondo pensiero quale può essere l’originalità del mio piccione? La prendo dalla parola sacra, dal cantico dei cantici: O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro». Bellissimo questo commento ebraico che commenta il testo: Nel Shir ha-Shirìm (Cantico dei Cantici, 2:14) è scritto: “O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi […]”. Rabbì Rashì commenta: “Questo versetto allude a quando gli israeliti venivano inseguiti dal Faraone che li raggiunse mentre erano accampati vicino al mare, senza possibilità di scampo e assomigliavano a una colomba che fugge da un falco e si rifugia tra gli spacchi delle rocce…”. Più in la è scritto (ibid., 6:9): “Ma unica è la mia colomba la mia perfetta, ella è l’unica di sua madre, la preferita della sua genitrice […]”. Rashì commenta: “La colomba è fedele al suo partner” come il popolo d’Israele è fedele all’Eterno.