Caro profeta Geremia
Guardo la tua vicenda, la tua biografia diciamo noi moderni, ma nella parola sacra non esistono biografie, non esiste di mettere al centro la storia di uno solo; sono storie che si intrecciano. La tua storia si intreccia con quella del tuo popolo, con quella dei tuoi discepoli e allora le tue parole scritte nel tuo libro sono un intreccio di parole. Ma il più grande intreccio sono le tue parole che si confondono con quelle di Dio, che diventano quelle di Dio. Le tue parole hanno la pretesa di non essere le tue parole, ma le parole di un popolo e di un Dio. Interessante come prospettiva per noi che mettiamo la firma su tutto. Le mie parole diremmo noi , invece tu ci insegni le nostre parole. Comunque tra le vostre parole riesco a trovare traccia di chi sei, perché la tua identità non sparisce dentro il noi, ma rimane lì bella chiara. Tu sei un io dentro un noi. So che sei nato nel villaggio di Anatot, vicino Gerusalemme, ma nel “territorio di Beniamino”, quindi in una tribù del Nord, in Israele, in una famiglia sacerdotale. So anche che il tuo mondo non è quello della grande e splendente Gerusalemme, ma quello più epico del tempo, della memoria dei patriarchi, dell’esodo; tuo padre Chelkia, è erede di Ebiatar, sacerdote del tempio di Silo, tempio distrutto e maledetto, che Salomone aveva esiliato in quella terra. insomma tu sue fuori dalle logiche della città santa, dalle logiche del potere centrale diremmo noi. Tu sei un periferico, uno che sta ai margini, uno che sa un po’ di straniero, uno che nella tua genealogia porta il sapore di qualcosa che è espulso, scartato. Forse è per tutte queste caratteristiche che mi sei simpatico. Hai incontrato il potere religioso e politico di Gerusalemme, ma lo hai fatto per denunciare il male, non ti sei mescolato con esso, sei rimasto un puro. E sei scomparso nel silenzio, qualcuno dice in Egitto. Eri un solitario a causa della forza delle tue parole che non erano parole alla moda e quindi venivi messo al margine; durante l’assedio di Gerusalemme di ficcarano in una cisterna per non sentirti parlare e demoralizzare i soldati. Sei un bel tipo coraggioso e ai margini. Mi sei simpatico.