Ormai la settimana è avviata. Non si torna più indietro o non si torna mai indietro. Sono, o forse è meglio dire, siamo tutti presi dal lavoro, dagli impegni, dalle cose da fare. Si è dentro con la testa e con il cuore in questo ritmo che a volte diventa vertiginoso, infernale, a volte se ne va via sereno. Dipende…. Dipende dal luogo, dagli impegni, dalle persone che incontriamo. Dipende anche dal tempo atmosferico. Comunque il martedì ci ricorda che siamo dentro questo ritmo della settimana. Anzi non c’è nemmeno la possibilità del ricordo, siamo dentro e basta. sorrido con un po’ di ironia benevola, quando mi dicono che dobbiamo cercare l’essenziale. Anche io mi raccontavo dell’essenziale da cercare e da vivere e poi? E poi l’agenda si riempiva e quindi già finita la favola dell’essenziale. Martedì ci ricorda che siamo dentro la complessità e che è già bello se riusciamo a sopravvivere a questa complessità. C’era una volta il martedì e con lui l’essere gettati in questo mondo. Certo possiamo almeno scegliere per che cosa e come essere gettati nel mondo. Ma anche questa è un’operazione difficile. A volte la vita ci porta a stare in situazioni complesse. Il martedì mi ricorda l’imprevedibilità della vita e della storia e mi dice che in ogni caso io ci sono dentro. Nemmeno su Marte troverò il mondo ideale. Posso anche solo decidere come gioco il mio martedì, come gioco il mio stare nel mondo. Questo sì lo posso fare. posso starci da rassegnato, da entusiasta, da lamentoso, da persona riconoscente. Posso starci inoperoso o indaffarato, oppure secondo l’antica regola dei monaci benedettini, che prevedeva l’ora et labora. Il martedì mi pone una domanda: ma tu come stai in questo mondo? Come ti senti dentro questa complessità? Come Marte il dio della guerra, della lotta, delle battaglie? come quel Dio mitologico che si allenava alla battaglia della vita, che rappresentava la forza della natura, della giovinezza; oppure ti senti come un martedì qualsiasi preso dal lavoro e dalle mille questioni del quotidiano. C’era una volta martedì che mi dice di stare in questo mondo, di non fuggir via da lui, ma di amarlo, senza diventarne padrone e nemmeno signore, ma solo amministratore. C’era una volta il martedì della creazione. E il testo della scrittura sacra dice così. 6 Dio disse: «Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». 7 Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne. 8 Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno. Non sto a spiegare le acque sopra o sotto il firmamento, fa parte della concezione cosmologica del tempo. Mi interessa invece quel firmamento, mi interessa quel cielo. Il martedì il creatore ci ha regalato il cielo. E il cielo ci permette di sognare, di desiderare che poi sono i due elementi che tengono in vita l’uomo: sogno e desiderio. Un detto tuareg dice così: Il cielo, che porta sole e terra e luna e stelle, è fiero di portarle. Come lui, il cielo, sii tu fiero di portare la tua vita. il martedì ci butta nel mondo complesso, ma ci chiede di portare fieri la nostra vita. dove per fieri intendo da uomini e donne che hanno una dignità interiore unica e grande.