carissima chiesa

di | 24 Giugno 2020

al riguardo di te chiesa, un giorno Carlo Carretto scrisse: quanto ti odio e quanto ti amo chiesa, per te darei la vita. Anche io, magari non con gli stessi toni, mi ritrovo a vivere con te Chiesa lo stesso rapporto conflittuale di amore e odio, anche se soprattutto in questi ultimi anni le cose sono come rappacificate. Non del tutto, ma abbastanza. Ci siamo scelti vicendevolmente. Io ho scelto te, chiesa e tu hai scelto me. Forse la mia scelta non è stata immediatamente per te, ma per il Signore Gesù, ma scegliendo Lui mi sono ritrovato legato a te, carissima chiesa. Quando penso a te, penso al popolo di Dio, prima di tutto. E non è che nemmeno questa parte di chiesa che è il  popolo di Dio non provochi in me lo stesso rapporto di amore e odio. Mi sento parte di te popolo di Dio, mi sento uno che vive con te e di te, chiesa fatta di gente e di comunità. E per un eccesso di passione vorrei fare per te popolo di Dio e con te popolo di Dio un sacco di cose utili e belle, tutte finalizzate all’annuncio del vangelo. Ma il primo che vive questa contraddizione di dire e non fare sono proprio io e di conseguenza nel bene e nel male mi tiro dietro tutto il popolo Dio. Faccio un solo esempio. Vorrei una chiesa dove i laici possano essere protagonisti e responsabili e di conseguenza mi arrabbio quando questi non si assumo le loro responsabilità dentro la comunità. Ma poi mi rendo conto, e qui sta la contraddizione, che il regista di tutto questo pensare e agire devo essere ancora io. Io regista e loro attori. Cara chiesa è proprio una strana contraddizione da cui non ne esco se non ricostruendo un modo di pensare e di agire dove le responsabilità sono condivise. Cara chiesa so che i tempi non sono i migliori per fare questa operazione di condivisione e di progettazione, ma il tempo, la storia, la vita ci dovrebbe condurre proprio in questa direzione. Cara chiesa di te amo la capacità di essere generosa, piena di carità, di fede e di speranza.  Il popolo di Dio che ho conosciuto in tante esperienze è stato ed è generoso. Ma il popolo di Dio non deve solo affidarsi all’assistenzialismo. Ed qui chiesa che tu non mi aiuti! Perché se da una parte proclami una carità responsabile basata sulla parola di Dio, dall’altra tu chiesa ti affidi al modello più semplice da realizzare: quello dell’assistenza. Non mi dai strumenti e proposte per camminare in una direzione evangelica. E allora non riesco a volerti bene così facilmente. Non sempre mi convinci tra quello che proclami e quello che fai. Lo so che fa parte dell’uomo questa contraddizione, ma allora diciamo semplicemente che la chiesa è fatta di uomini che provano a testimoniare il vangelo. Il vangelo è divino, la chiesa è umana e cerca di trarre spunto da una parola divina e non dalle sue stesse parole. E poi, cara chiesa, vi è questo attaccamento alla mondanità, alla mentalità del mondo, certo,  sempre tutto a fin di bene, ma questa ricerca di attaccamento alla mondanità si vede sia nella chiesa popolo di Dio che nella chiesa istituzione. Tu chiesa sei colei che cerca di stare nella mondanità e qui non mi piaci più, qui mi fai arrabbiare. Ti vorrei vedere pienamente libera dal mondo e legata al vangelo. Io uomo di chiesa, insieme a te chiesa, non devo avere niente da rivendicare, soprattutto nel campo dei soldi, ma nemmeno non devo aver niente e nessuno a cui appartenere. Io e la chiesa apparteniamo al Signore e alla sua parola. Sei così brava a mescolarti con le cose del mondo che alla fine ti confondi con il mondo stesso. Ti vorrei più libera di dire e di fare. Ecco perché a volte non ti capisco più, mentre altre volte ti ammiro per come agisci. E qui nasce un’ultima contraddizione: io sono uomo di chiesa, del popolo di Dio e quindi io non sono estraneo a queste contraddizioni, ma la cosa strana è che pur vivendo le stesse contraddizioni io mi permetto, cara chiesa, di criticarti senza mettere in gioco la mia persona. Tu chiesa mi chiedi di saperti criticare, ma di mettere in gioco me stesso per non cadere nelle medesime contraddizioni.

Un pensiero su “carissima chiesa

  1. Anonimo

    La Chiesa siamo noi e come il nostro io è fatto di molte membra, idem la Chiesa. Quando nasciamo, dobbiamo imparare a coordinare mente, corpo, arti e cuore per iniziare a camminare. Cara Chiesa, impariamo insieme a camminare, così da saper muovere i primi passi in un mondo tutto nuovo, quello nato dopo il corona virus.

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