Per parlare della vita spirituale uso un’immagine. Non è un’immagine simbolica, ma è un’immagine concreta. Diciamo che è un cammino vero e proprio. Un itinerario che comporta la grande fatica del pellegrinaggio. È un cammino che possiamo definire come un camminare davanti a Dio e con il cuore che ascolta passo dopo passo. È un cammino a volte nel deserto della vita, altre volte si cammina su un bellissimo sentiero fiorito, altre volte si cammina a cielo aperto con il sole in faccia. E poi ancora nella notte della vita e qui l’unico riferimento sono le luci delle stelle e della luna (lascio perdere come riferimento i satelliti di starlink). Ma è pur sempre un cammino. Quando camminavo in montagna fino a qualche anno fa avevo tra le mani le mitiche cartine della kompass. E quando viaggiavo per i miei pellegrinaggi mi organizzavo a casa con mappe tutte segnate con i tragitti e i sentieri. Oggi devo dire che Google maps è più comodo ma sicuramente meno affascinante. Quali sono le mappe per un cammino spirituale? Anche in questo la modernità ha sostituito l’itinerario del cuore con tecniche varie. Ne riconosco alcune come valide, altre come un buon esempio di consumo spirituale. Le mie mappe sono molto semplici: una bibbia, un po’di silenzio, la consapevolezza di dove sono, ben sapendo che dire consapevolezza vuol dire sia consapevolezza di serenità, ma anche di fatica e la messa in gioco della mia persona in questo cammino. Non divido mai corpo e anima con la conseguenza sbagliata di affidare all’anima il cammino spirituale e al corpo non so bene che cosa. Cammino in questo viaggio nelle vie del Signore con un anima che cerca un senso e con il corpo che mette in atto il senso rendendolo molto pratico e concreto, cammino con la mia persona appunto, con la mia mente, con il mio cuore, con la mia volontà. Cammino esercitandomi ogni giorno. e gli esercizi che compio sono il mio bagaglio