Mi muovo per il prato nell’erba poi, cammino sulla terra, faccio qualche passo anche nella ghiaia. Non è che mi sono messo a fare stranezze. Semplicemente per tentare di fare qualcosa nell’orto devo muovermi su questi terreni. Dimenticavo che ci sono anche i sassi. Poi finito tutto mi rimane un attimo di tempo. Quella cosa del camminare qualche pensiero me lo ha fatto venire. Ripercorro lo stesso giro, questa volta non per necessità, ma per provare a sentire che cosa suscita in me, nel mio cuore, questo calpestare un terreno diverso dall’altro. Certo che ho buon tempo. E in questo caso me lo prendo tutto!! Per la verità non voglio ascoltare, voglio percepire qualcosa. I miei piedi che cosa percepiscono? Il mio cuore che direzione prende? Alla mente voglio pensare dopo, mi preoccuperò dopo i due passi di dare una forma di pensiero al cammino. Ed ecco la forma di pensiero che hanno preso quelle percezioni sui piedi, sul corpo, sul cuore. Pensieri veloci per non rovinare quello che ho ascoltato e percepito. Cammino sull’erba. È leggera, soffice, fragile, merita tutto il rispetto possibile. È un pensiero dedicato alla fragilità umana che merita tutto il rispetto e la cura. Cammino sulla ghiaia, le scarpe fanno un rumore sordo. Mi vengono in mente quelle marce dei soldati che l’audio dei film fa risaltare e penso alla violenza che tutto schiaccia. Cammino nel prato e un’ape mi arriva vicina, mi si attacca al maglione e dico: stai pure qui, ma non pungermi, altrimenti finiamo male tutte e due. Penso a quando mi avvicino alle persone e sbaglio parole e gesti e tutto e alla fine stiamo male tutte e due. Io perchè capisco che ho punto e ho fatto male, l’altro perché soffre per le mie parole e deve correre ai ripari. Sono sicuro che per un po’ terrà la giusta distanza da me. E poi ci sono i sassi. Ci cammino sopra con cura perché fanno male. E mi viene in mente come a volte devo muovermi con cura nella mia vita, sto troppo male quando affronto i sassi della mia vita senza la giusta attenzione. Provate anche voi, prima camminate, poi ascoltate o percepite, poi pensate e magari scrivete due righe.
Cammino nel cemento del mio stabilimento alla luce del neon dove non esiste nè giorno nè notte, le sirene dei cambio turno scandiscono il tempo
Sono passi tutti uguali sempre quelli tutti i giorni
sento lo scricchiolio delle mie pesanti scarpe di sicurezza la suola è rigida il mio piede fa fatica a piegarsi per fare il passo e mi da male vorrei slacciare e camminare scalzo ma non si può
Ma i frutti di questi passi mi permettono di fare famiglia di tornare a casa e baciare con orgoglio i miei figli che sereni cominciano a germogliare a trasformare lì vedi a vista d’occhio adesso è il dono più grande che Dio mi ha affidato qualcosa per cui morire
I miei passi sono faticosi ma è necessario è possibile è meraviglioso anche perché Gesù è qui con me sempre anche quando non lo sento e spesso non lo sento in questa luce artificiale
Io ho ripreso a correre… e lo faccio su tutti i terreni, e non solo per rafforzare le gambe ma perché cambiando terreno cambiano le sensazioni… ghiaia, erba, asfalto, mi avvicino alla gente, ma non troppo, tanto per sentire lo scorrere delle parole e non il senso e per incrociare sorrisi, al fiume per sentire i suoi rumori, agli alberi che sentono di primavera alle porte, non corro solo per gli obiettivi ma per gustare il momento, tolgo la rabbia, le paure e i cattivi pensieri e mi prendo solo il bello.
E comunque tanta stima per chi cammina per lavoro e non per piacere…buona festa del papà