Azzardo questa riflessione sul tema della fedeltà. Azzardo perché io non credo di essere la persona più adatta per tentare questa riflessione. Perché? Perché io sono quasi il contrario di quello che sto per scrivere. Io ho percorso infiniti sentieri per cercare chi sono, ho cercato su mille strade diverse, troppo inquieto io per essere la persona che incarna le parole che sto per scrivere. Ma qualcosa mi ha come inchiodato ad una fedeltà, che dura da anni, una fedeltà precaria, impropria, non degna di questo nome, ma ugualmente e tenacemente fedele a mio modo. Ci sono cose, vicende, persone che mi hanno come inchiodato ad una fedeltà indecisa, ma che non vuole mollare. E’ la fedeltà al mio essere indegnamente uomo e prete. Parlo della fedeltà come attaccamento. Mi attacco a te e non ti mollo più. Ovviamente un attaccamento bello, che dice un per sempre. Un attaccamento del cuore, della vita. Un attaccamento che è un seguire, uno star dietro, un camminare accanto. A volte è un attaccamento che diventa un saluto. Penso a tanti amici che sono rimasti attaccati al cuore, ma che non sento e non vedo più; penso a tante storie, vicende, scelte, impegni, esperienze che sono rimaste attaccate addosso ma che sono scivolate via; penso anche a tante invenzioni, intuizioni, progetti che mi sono rimasti attaccati addosso e che non hanno trovato spazio nella mia vita. Tutto questo per incostanza? Per infedeltà? Per incapacità? Non credo. Ritengo invece che sono come rimasto dentro una chiamata, una scelta, un’intuizione di fondo, che possiamo chiamare sequela del Signore, tutto il resto ha preso forma giorno dopo giorno, la cosa bella è che ogni giorno era ed è una storia nuova. Ma la cosa drammatica è che ogni giorno è stato anche un cammino che doveva ritrovare a tutti i costi quella fedeltà originaria. Il vero tema non è la perfezione della fedeltà, ma il ricominciamento della fedeltà. Posso dire di avere una serie di persone e di storie che mi sono attaccate addosso e che non mi hanno lasciato più. Le cito così di fila, senza un ordine di importanza. Un orto che mi si è attaccato addosso. Per lui posso lasciar perdere di andare in ferie perché lo devo curare. Fino a qualche anno fa mi si era attaccata addosso la montagna, oggi faccio un più fatica per tanti motivi. Don Roberto mi si è attaccato addosso per anni e ancora lo sento nella mia mente, nel mio cuore, nelle mie parole. Le mie parrocchie con tutti i miei incontri affascinanti e incasinati. I poveri che mi hanno inseguito e mi inseguono ancora oggi. Gli amici che ho incontrato, lasciato, reincontrato e lasciato ancora. Attaccamenti che sono segni di fedeltà e di smarrimenti. La mia famiglia, in maniera strana, ma anche questa mi si è attaccata addosso. E Dio. Dio non mi si è attaccato addosso, io mi sono attaccato a Lui, e lui ha camminato sempre con me. Ma di questa fedeltà parlerò in un’altra occasione. Una fedeltà che sa di attaccamento