Don Roberto lo abbiamo ricordato e allora voglio provare a cambiare registro. Non perché adesso le cose si sono messe al meglio, ma perché è inutile continuare a voler sfondare quel muro del dolore e del soffrire umano. Credo che ne facciamo i conti ogni giorno con il dolore umano. E ognuno di fronte a questa vicenda gioca le sue carte, la sua storia, le sue più o meno forti convinzioni. Il cambio di registro non mi porta ad una sinfonia solenne, ad un inno alla gioia, alla bellezza. Questo cambio di registro mi porta invece a una musica dal sapore sommesso, fragile e docile. Quasi una partitura da musica silenziosa, che invita l’anima e il cuore al raccoglimento. È una partitura che è fatta di piccole cose, di accenni alla vita più semplice e sommessa. Ed invece poi la giornata ci travolge con musica che risuona in maniera fragorosa. Mi metto qui tranquillo e cerco di ripassare nel mio cuore questa sinfonia di musica silenziosa, ma dopo tanto fragore, tanta incertezza, ritrovare il registro giusto è molto faticoso. Eppure so bene che devo cercare questa sinfonia di musica silenziosa. Ma la testa è come occupata da un fragore di confusione che riassumo in questo modo: ma dove sto andando. Cerco di cambiare registro con cui suonare la musica della mia vita, ma prepotente ritorna la sinfonia fragorosa. Come fare per cambiare effettivamente registro? A volte nemmeno io lo so. So una cosa, che un giorno al direttore d’orchestra viene come consegnato, donato un nuovo spartito musicale. È un dono, ma il direttore d’orchestra inizia a studiarlo, poi prova a suonarlo, ed infine lo propone a tutta l’orchestra. Diciamo che la nuova partitura non è scritta dal direttore, ma è donata al direttore. Io forse, oggi per cambiare registro aspetto come un dono. L’arte dell’attesa è fondamentale nella dimensione umana. Carissimo signore di una nuova partitura arriva presto come dono, non riesco ad attendere troppo di questi tempi.
Teniamo nell’attesa accordati i nostri strumenti, anch’essi ricevuti in dono…..”accordiamoci”