banchetto

di | 14 Giugno 2020

Quando portavo i giovani in Bolivia (non so se loro portavano me o io portavo loro, diciamo che era una bellissima esperienza di condivisione) se riuscivo andavo a visitare una casa particolare a Cochabamba. Si chiama cateca, casa dei catechisti, era una casa di formazione per catechisti pensata da un sacerdote se non ricordo male tedesco. La formazione prevedeva lavoro manuale e incontri formativi. Andavamo a vedere quella casa perché li vi era una collezione unica di affreschi di carattere religioso tutti eseguiti da pittori andini locali. Un Gesù con il volto di un andino era bellissimo! Vi era un affresco che raffigurava la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma di quell’affresco una cosa non mi convinceva: era raffigurata la rivincita dei poveri sui ricchi. quando penso all’eucarestia, visto che oggi è la festa del corpo e sangue di Cristo, credo che la logica di un banchetto universale, di fraternità universale è una delle cose più belle che possiamo immaginare. Un’umanità che finalmente condivide la vita, il cibo, gli ideali. Il vero problema dell’eucarestia è quel pane e quel vino donato, che sono segno di un corpo donato. Il vero significato è quello di un corpo che si nutre di una parola viva. E questo corpo è la singola persona, oppure un corpo chiesa, oppure un corpo mondo. Rimane comunque l’idea che è un corpo vivo che si nutre di parole di vita. Mi sembra un modo bellissimo per pensare l’eucarestia, la messa. Cristo è nel pane, ma lo si riconosce nello spezzare il pane. Mi hanno insegnato a non buttar via il pane, si mangia tutto, è il cibo della gente. Lo compravo dal panettiere tutti i giorni, lui segnava sul libretto della spesa e poi mia mamma passava alla fine del mese a pagare. Oggi al centro commerciale ne trovi di tutti i tipi e qualità. Il pane oggi non sembra più il pane della gente, ma il pane del consumo e dello spreco. Come mi arrabbio quando vedo pezzi di pane buttato via. L’eucarestia è la festa del pane condiviso e non buttato via, ma donato a chi non ne ha. Corpo, pane non c’è niente di più terrestre e di più divino del pane. Terrestre perché il pane viene dalla terra. Divino perché quando è condiviso diventa pane del cielo. Tonino Bello vescovo il giorno del corpus domini scriveva: Purtroppo, l’opulenza appariscente delle nostre città ci fa scorgere facilmente il corpo di Cristo nell’Eucaristia dei nostri altari. Ma ci impedisce di scorgere il corpo di Cristo nei tabernacoli scomodi della miseria, del bisogno, della sofferenza, della solitudine. Per questo le nostre eucaristie sono eccentriche. Miei cari fratelli, perdonatemi se il discorso ha preso questa piega. Ma credo che la festa del Corpo e Sangue di Cristo esiga la nostra conversione. Non l’altisonanza delle nostre parole. Né il fasto vuoto delle nostre liturgie… il corpo e il pane chiede il miracolo della condivisione e della fraternità.

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