Di solito mi alzo al mattino addormentato, ma determinato. Determinato nel voler fare tante cose. Poi mi prende la preoccupazione del lavoro, delle cose da portare a termine. Abbiamo messo una lavagna di quelle antiche, nere, dove si scrive ancora con il gesso, perché ci sembra che è più indicata per noi qui della cooperativa. non so perché è più indicata, ma sta bene e poi ci è stata regalata. Ci attacco un foglio all’inizio della settimana con i lavori da fare. e ogni giorno metto in evidenza quelle che sono le cose più importanti da realizzare. Ogni tanto guardo la mia lavagna, la nostra lavagna e mi accorgo che siamo terribilmente indietro rispetto a tutto quello che c’è scritto sopra la mia lavagna. Ieri invece guardavo la lavagna e mi sono accorto che quello che ho scritto è stato fatto tutto e soprattutto bene. A tavola faccio notare la cosa e il Vova dice: questa settimana ci abbiamo dato dentro. Non posso far altro che confermare. Questa settimana ci abbiamo dato dentro davvero. Niente di trascendentale, però siamo riusciti a portare a termine qualcosa di buono. Questa questione del lavoro che ci abbiamo dato dentro mi ha fatto un poco riflettere proprio sui ritmi di lavoro. Siamo tutti presi da questi ritmi che a volte diventano disumani, da qui non se ne esce. Soprattutto per certi tipi di lavoro è come impossibile pensare di trovare ritmi di lavoro che hanno il volto umano. la produttività, la crisi, la preoccupazione per il lavoro ci costringe in qualche modo a star dentro in questo vortice. Se a queste preoccupazioni uno aggiunge anche l’ansia del profitto, del guadagno ad ogni costo, è finita. La testa di queste persone ha in mente solo il lavoro. Non ho ricette al riguardo, ma almeno l’ansia del guadagno e del profitto ad ogni costo, almeno quella possiamo un poco lasciarla da parte. La natura è laboriosa, ma non ha l’ansia di guadagnare tanto, lavora per vivere e per far vivere. Io sogno che ci sia lavoro per tutti, che tutti possiamo trarre il necessario per vivere e niente di più. Mi si dice che le esigenze oggi sono tante, quelle per i figli, quelle per la casa, quelle per il futuro. Si tutto vero, ma sento come la necessità di pensare che non posso vivere solo per il guadagno, per mettere via per il futuro. un pensiero sì, ma non la vita dedicata solo a questo. E poi a volte vedo che c’è gente, famiglie, che diventano matti per il lavoro per portare a casa quattro soldi e che fatiche a campare!!!! E questo mi fa soffrire molto. Chiedo un’arte del lavoro laboriosa, raffinata, ma dal volto umano. un’alba laboriosa si, un’ alba che mi getta ogni giorno nel solo lavoro no. Mi guardo la sera e ci penso: non sono il tipo che perde tempo, ma sono il tipo che tenta dentro il lavoro di costruire relazioni. Conosco già la risposta: ma tu sei un prete, non hai da pensare ai figli. Vero. Ma se lo volessi anche io mi lascerei come prendere dal vortice del lavoro disumano, magari anche per una forma di guadagno personale. Sì, Lavoro tanto, ma cerco di mettere un argine alla disumanità del lavoro e al bisogno di guadagno. In questo discorso non faccio la critica ai ricchi e difendo i poveri. Ho conosciuto ricchi che hanno costruito aziende dal volto umano e ho conosciuto poveri che diventavano matti per guadagnare non solo il necessario, ma anche il di più. non è la categoria a cui si appartiene che conta, ma il tuo essere umano e il tuo desiderio di rendere umana la vita.