Giobbe 40,15-41,26
15Ecco, l’ippopotamo che io ho creato al pari di te,
si nutre di erba come il bue.
16Guarda, la sua forza è nei fianchi
e il suo vigore nel ventre.
17Rizza la coda come un cedro,
i nervi delle sue cosce s’intrecciano saldi,
18le sue vertebre sono tubi di bronzo,
le sue ossa come spranghe di ferro.
19Esso è la prima delle opere di Dio;
solo il suo creatore può minacciarlo con la spada.
20Gli portano in cibo i prodotti dei monti,
mentre tutte le bestie della campagna si trastullano attorno a lui.
21Sotto le piante di loto si sdraia,
nel folto del canneto e della palude.
22Lo ricoprono d’ombra le piante di loto,
lo circondano i salici del torrente.
23Ecco, se il fiume si ingrossa, egli non si agita,
anche se il Giordano gli salisse fino alla bocca, resta calmo.
24Chi mai può afferrarlo per gli occhi,
o forargli le narici con un uncino?
25Puoi tu pescare il Leviatàn con l’amo
e tenere ferma la sua lingua con una corda,
26ficcargli un giunco nelle narici
e forargli la mascella con un gancio?
27Ti rivolgerà forse molte suppliche
o ti dirà dolci parole?
28Stipulerà forse con te un’alleanza,
perché tu lo assuma come servo per sempre?
29Scherzerai con lui come un passero,
legandolo per le tue bambine?
30Faranno affari con lui gli addetti alla pesca,
e lo spartiranno tra i rivenditori?
31Crivellerai tu di dardi la sua pelle
e con la fiocina la sua testa?
32Prova a mettere su di lui la tua mano:
al solo ricordo della lotta, non ci riproverai!
1 Ecco, davanti a lui ogni sicurezza viene meno,
al solo vederlo si resta abbattuti.
2Nessuno è tanto audace da poterlo sfidare:
chi mai può resistergli?
3Chi mai lo ha assalito e ne è uscito illeso?
Nessuno sotto ogni cielo.
4Non passerò sotto silenzio la forza delle sue membra,
né la sua potenza né la sua imponente struttura.
5Chi mai ha aperto il suo manto di pelle
e nella sua doppia corazza chi è penetrato?
6Chi mai ha aperto i battenti della sua bocca,
attorno ai suoi denti terrificanti?
7Il suo dorso è formato da file di squame,
saldate con tenace suggello:
8l’una è così unita con l’altra
che l’aria fra di esse non passa;
9ciascuna aderisce a quella vicina,
sono compatte e non possono staccarsi.
10Il suo starnuto irradia luce,
i suoi occhi sono come le palpebre dell’aurora.
11Dalla sua bocca erompono vampate,
sprizzano scintille di fuoco.
12Dalle sue narici esce fumo
come da caldaia infuocata e bollente.
13Il suo fiato incendia carboni
e dalla bocca gli escono fiamme.
14Nel suo collo risiede la forza
e innanzi a lui corre il terrore.
15Compatta è la massa della sua carne,
ben salda su di lui e non si muove.
16Il suo cuore è duro come pietra,
duro come la macina inferiore.
17Quando si alza si spaventano gli dèi
e per il terrore restano smarriti.
18La spada che lo affronta non penetra,
né lancia né freccia né dardo.
19Il ferro per lui è come paglia,
il bronzo come legno tarlato.
20Non lo mette in fuga la freccia,
per lui le pietre della fionda sono come stoppia.
21Come stoppia è la mazza per lui
e si fa beffe del sibilo del giavellotto.
22La sua pancia è fatta di cocci aguzzi
e striscia sul fango come trebbia.
23Fa ribollire come pentola il fondo marino,
fa gorgogliare il mare come un vaso caldo di unguenti.
24Dietro di sé produce una scia lucente
e l’abisso appare canuto.
25Nessuno sulla terra è pari a lui,
creato per non aver paura.
26Egli domina tutto ciò che superbo s’innalza,
è sovrano su tutte le bestie feroci».
Commento
Vengono presentati questi animali. Il primo, Behemoth è mitologico di fatto è l’ippopotamo. Il secondo leviatan è il coccodrillo. Essi sono il simbolo della forza, delle due super potenze del tempo: Egitto e Babilonia. Di fatto esprimono tutta la forza della natura, del cosmo. Con questi due animali viene messa in scena tutta la forza umana e storica. Che cosa può contrapporre Giobbe a questa potenza? Solo la sua debolezza, la sua fragilità. Giobbe è debole, conosce il suo piccolo cielo, conosce il suo limite. Sappiamo però una cosa: che è nella debolezza che si manifesta la forza di Dio. Quindi Giobbe che conosce e pronuncia parole sacre come Dio, perchè le sue parole sono scritte nel testo sacro, dichiara chi è il vero Dio. Egli ha conosciuto e ha compreso che il vero Dio non è quello che passa attraverso la forza, ma attraverso la debolezza, non è quello che sovverte le sorti del mondo, ma quello che entra nelle vicende del mondo, senza cambiarle, ma condividendo la sorte di chi soffre. Giobbe comprende che non c’è bisogno di contrapporsi a Dio, ma di lasciare nelle sue mani la sua fragilità. Questo è il Dio che Giobbe lentamente scopre. Certo questa scoperta è costata cara, fatica e sacrificio. Ma Giobbe è arrivato a questa scoperta di Dio. Egli non sta nella grandezza umana, ma nella fragilità dell’uomo. Ci mancherà solo il finale di questo dramma, un finale a sorpresa.
Preghiamo
Preghiamo per tutti gli insegnanti
Dio è compagno dell’uomo nella sua fragilità. Il Dio potente si china sull’uomo e lo segue in tutta la sua vicenda, attento ad ogni suo respiro, presente in ogni suo respiro. La grandezza di Dio sta forse in questo amore, che non rinuncia neppure per quanto possa sembrare piccolo, insignificante e lontano l’uomo?
Sì, preghiamo per noi insegnanti, ne abbiamo tanto bisogno!
Quando sono debole è allora che sono forte! Lo possiamo dire solo se crediamo al Suo amore di Padre che nel Figlio assume le nostre fragilità e il peccato. Signore fa che non dubitiamo mai del Tuo amore, aumenta la nostra fede, e quella di chi non si ricorda o non vuol ricordare di essere cristiano per tutti gli insegnanti ti prego.