qoelet 2,1-11
1 Io ho detto in cuor mio: «Vieni, dunque, ti voglio mettere alla prova con la gioia: Gusta il piacere!». Ma ecco anche questo è vanità. 2 Del riso ho detto: «Follia!» e della gioia: «A che giova?». 3 Ho voluto soddisfare il mio corpo con il vino, con la pretesa di dedicarmi con la mente alla sapienza e di darmi alla follia, finché non scoprissi che cosa convenga agli uomini compiere sotto il cielo, nei giorni contati della loro vita. 4 Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. 5 Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d’ogni specie; 6 mi sono fatto vasche, per irrigare con l’acqua le piantagioni. 7 Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa e ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero più di tutti i miei predecessori in Gerusalemme. 8 Ho accumulato anche argento e oro, ricchezze di re e di province; mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con le delizie dei figli dell’uomo. 9 Sono divenuto grande, più potente di tutti i miei predecessori in Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza. 10 Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d’ogni mia fatica; questa è stata la ricompensa di tutte le mie fatiche. 11 Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento: non c’è alcun vantaggio sotto il sole.
Commento
Qoelet potrebbe essere un anziano che esamina la sua vita. la guarda dopo che ha fatto tutto quello che poteva fare, grazie alla sua ricchezza e alla sua potenza. Ricordiamo che all’inizio del testo aveva dichiarato di essere re di Gerusalemme e figlio di Davide. E quindi poteva fare tutto quello che è descritto nel testo di oggi. Costruire, edificare, ricchezza, sapienza, piaceri e tutto quanto di meglio la vita può offrire. E alla fine di tutto questo dichiara che tutto è vanità, vento e non c’è alcun vantaggio sotto il sole. Secondo una interpretazione moraleggiante noi diremmo: ha ragione qoelet che tutta la ricchezza, l’edificare, il potere è vento. Noi alla fine sempre secondo questa dimensione moraleggiante dichiariamo che sono altre le cose importanti, altre le cose che restano. A me sembra che questa spiegazione è troppo semplicistica. Qoelet guarda oltre, si spinge la dove nemmeno osiamo immaginare. Che cosa ci vuole dire? non ne fa una questione di bene o male. Qoelet chiede di vivere la vita fino in fondo la vita, ma lasciando sempre aperte due questioni: la prima: anche se posso tanto perché sono re, non posso tutto. Questo è il punto su cui qoelet gioca tutta la sua vicenda: non posso tutto. Non mi viene chiesto di fermarmi nel mio impegno, nel mio lavoro, nella mia vita in generale, ma tenere fisso lo sguardo su quella parola: non posso tutto. Se avessi più soldi potrei fare di più….e chi lo dice? È solo una affanno in più. la seconda questione è quella del limite della morte. Ma ne parleremo domani.
Preghiamo
Preghiamo per tutti i malati.
È interessante come , comunque, Qohelet abbia affrontato la vita, l’ha vissuta, dice, senza aver perso la sapienza. L’ha vissuta tutta, la guarda con occhi di esperienze, senza far la morale su ciò che è bene e male, l’ha vissuta secondo le sue possibilità, e ne ha avute davvero tante. Non si è negato nulla. Poi ne fa un bilancio, arriva a considerare affanno tutto ciò che ha costruito, fatto e goduto. Beh, sicuramente ci affanniamo in ogni nostro giorno di vita e di lavoro, inseguendo desideri, costruendo le nostre carriere, gestendo relazioni. Ma non è forse la vita normale di ognuno? Forse, la chiave di lettura sta nel non perdere la sapienza del vivere? Cioè la consapevolezza di ogni cosa che facciamo, del perché la facciamo e di come arriviamo alla fine del nostro cammino terreno?
Avevo scritto commento che poi si cancellato e condivido che occorre ricercare ciò che non passa mi sembra ciò che vale riguardo alla precarietà, riguardo al dire sempre di corsa, anche quando si puo’andar piano . Questo tempo forse ci ha fatto capire che non puo’essere tutto urgente nella normalità del vivere… Prego con voi per tutti gli ammalati,
Mi sembra di immaginare il pensiero di Qoelet. “Sono re ma non posso tutto. Mi è dato di vivere la vita , fino al limite delle mie possibilità e dei miei doveri, ed è giusto che io mi impegni, ma non posso credere che tutto dipenda da me. Il mio sguardo va oltre, a cercare la vera sapienza, il vero benessere, che arriva dal riconoscere la bellezza della vita e di ciò che ci circonda e che tutto ci è dato per grazia di Dio.” Prego con voi per tutti i malati e per tutte le persone sole.