At 17,16-21 16 Paolo, mentre li attendeva ad Atene, fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli. 17 Frattanto, nella sinagoga, discuteva con i Giudei e con i pagani credenti in Dio e ogni giorno, sulla piazza principale, con quelli che incontrava. 18 Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui, e alcuni dicevano: «Che cosa mai vorrà dire questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere uno che annuncia divinità straniere», poiché annunciava Gesù e la risurrezione. 19 Lo presero allora con sé, lo condussero all’Areòpago e dissero: «Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu annunci? 20 Cose strane, infatti, tu ci metti negli orecchi; desideriamo perciò sapere di che cosa si tratta». 21 Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità.
Commento
Ai tempi di Paolo la grande e splendida Atene era ormai diventata una piccola città. Fuori dalle grandi vie di comunicazione, era senza importanza commerciale e militare. Però, anche se ridotta a circa 5.000 cittadini liberi, dal punto di vista culturale e filosofico rappresentava ancora il centro del mondo. Per l’impero romano era un po’ come Firenze per l’Italia. Il confronto di Paolo con gli ateniesi all’Areopago ha un valore simbolico eccezionale. È un modello di “inculturazione”: il messaggio evangelico entra in dialogo con la filosofia greca. Il suo insuccesso indica che è una via da non percorrere oppure una via da percorrere, per quanto sia ardua? Certamente il cristianesimo non può escludere il dialogo con nessuna cultura. Anche se il lavoro è difficile e di scarsi risultati immediati, bisogna “farsi tutto a tutti”. È quanto fece Paolo in tutta la sua predicazione e missione ed è quello che ha sempre fatto la chiesa nei secoli, a volte in maniera rispettosa dell’altro, altre volte con una mancanza di rispetto. Ma questo del vangelo che incontra il mondo è un discorso da tenere sempre aperto, anche ai nostri giorni.
Preghiamo
Preghiamo per le missioni.
Non escludere nessuna cultura per farsi tutto a tutti …fa parte certamente dell’identità cristiana ,mi unisco alla preghiera per le missioni in particolare ricordo le nostre suore che sono in missione .