Come sappiamo in questo periodo di distanze e di impossibilità a stringersi la mano, anche lo svolgimento dell’eucarestia ha subito dei cambiamenti. Per esempio non possiamo più scambiarci il segno della pace. Giustamente in questi casi ognuno cerca di sostituire quel gesto con un altro simile. Oppure altri non fanno niente. Io ho optato per un attimo di silenzio in cui cerco volta per volta di pregare e di ricordare chi vive il dramma della violenza e della guerra. E così mi ritrovo a chiedere un attimo di silenzio per la pace in Palestina, in Africa, in Libano, in Bielorussia e via dicendo. Ho visto che qualcuno ha adottato la formula diamoci uno sguardo di pace. E su questa cosa dello sguardo di pace ieri durante la messa a Blello, mi sono distratto un attimo e ne è venuta fuori questa riflessione. Avevo sfogliato un album fotografico di un fotografo toscano, Loriano Bigi, e in particolare della sua mostra sguardi dell’anima. Non conosco il fotografo ma stavo cercando delle foto per un’attività che volevo fare con dei giovani e ne è venuto fuori questo sguardo dell’anima. Uno sguardo che arriva alla profondità del cuore come lo sguardo di questo anziano sulla panchina. Uno sguardo pensieroso, assorto, ma dolce. Di me dicono che il mio sguardo, la mia faccia parla, non riesco a nascondere l’umore del momento. E forse è anche un bene. Ma quell’idea dello sguardo di pace mi ha spinto oltre. Dentro quella foto ho intravisto non solo un vecchio. Ho visto uno sguardo che dice che il nostro tempo è malato. Non è capace questo nostro tempo di donare uno sguardo di pace e allora produce solitudini sulle panchine. Il tempo è malato e non si riesce più a cantare di un amore bello. Il tempo è malato e i bambini non possono più giocare a calcio in piazza. Uno sguardo che dice una sofferenza. Quest’uomo mi dice che a volte ognuno torna a casa sua un po’ più solo, che le nostre città sono abitate da sguardi poveri. Ma questo volto povero, questo anziano solo, non mi è sembrato disperato, rassegnato, confuso. Mi è sembrato invece profondamente umano, altamente nobile e dignitoso. Non c’è niente da disprezzare in quel volto, in quell’uomo, come non c’è niente da disprezzare in ogni volto e in ogni uomo. Uno sguardo di pace tornerà quando ogni uomo avrà un pezzo di pane, uno sguardo d’amore, una casa, un amore da amare. Uno sguardo di pace tornerà quando avremo il coraggio di tornare a guardare con gli occhi dell’anima, per accogliere l’anima dell’altro, senza giudicarla. Uno sguardo di pace tornerà quando potremo perdonarci, anche se il cammino del perdono è lungo e difficile. Uno sguardo di pace tornerà quando guarderemo alle ferite degli uomini e della madre terra e quando qualcuno guarderà alle nostre ferite con amore. È tempo di tornare alla pace, di tornare poveri, di mangiare pane buono, di stare in umile ascolto. È tempo di tornare alla pace quando troverà spazio nel nostro cuore la preghiera per il nemico, e non chiedere nulla in cambio. Uno sguardo di pace, sì credo che sarà possibile
Mi piace questa riflessione sulla pace Grazie !