Non sono riuscito a trovare un notturno con il tempo malinconico. Ma mi piace pensare che un compositore può comporre un notturno malinconico. Lo immagino con il tempo molto dilatato, diluito, quasi un tempo interminabile perché la malinconia quando ti prende è lunghissima a passare. È come un tempo in cui io mi cullo tra rabbia, ricordi, speranza delusa, il tutto con un po’ di tristezza nel cuore. Il notturno malinconico lo suonerei nel cuore della notte, lo ascolterei per una notte infinita. Il notturno malinconico lo suonerei mentre mi trovo sulla navicella enterprise di star Trek mia passione filmografica infinita. Mi immagino dopo un lancio a propulsione a curvatura 3 che mi trovo a vagare nello spazio malinconico, in attesa della prossima avventura. E sì, perché la malinconia attende la prossima avventura della vita. e più l’attesa aumenta più la malinconia prende spazio in me. Difficile passare dal notturno malinconico a un notturno allegro, perché la malinconia allunga le note sullo spartito musicale e non vuole mai cambiare tempo. Serve come un sobbalzo di cuore, di mente, di spirito per cambiare tempo alla malinconia. Serve proprio voltare pagina. entrare in un nuovo spartito musicale. Ma che fatica buttare via il notturno malinconico per un giorno nuovo. La malinconia non è la tristezza, ma è quasi la felicità di essere tristi. Il malinconico per paradosso sta bene nella sua malinconia. La malinconia ha il sorriso triste, ma il bello è che sorride. È un umore nero che se non controllato diventa cattivo. Chissà cosa passa nella testa di un malinconico. Ma a volte il notturno malinconico diventa memoria, riflessione, meditazione sulla propria vita. non è che il notturno malinconico non è mai soddisfatto. In fine dei conti della sua vita è contento. Solo che ha come il sopravvento il ricordo triste. Addirittura la malinconia diventa un gran caos dell’anima quando prende il sopravvento su ogni altro tratto dell’animo umano. infatti essa può portarci alla mancanza di un gusto per vivere. I padri del deserto parlerebbero di accidia, la noia di vivere. Pensate quando nella mente c’è solo un pensiero che assilla, un amore deluso, un amico che ci abbandona, un lavoro che va male. La malinconia è come una nota ripetuta all’infinito, ossessiva, a volte malinconica, altre volte violenta. Sicuramente una nota che batte forte in testa. A volte è come il desiderio dei desideri e un notturno malinconico non smetterei mai di ascoltarlo. Che fare allora. Io ho imparato a gustare anche il notturno malinconico, non sono malinconico di natura, ma la malinconia mi prende. E allora la lascio arrivare, mi ci cullo un po’ e poi faccio di tutto per uscirne, per cambiare tono, tempo musicale. A volte ci riesco, altre volte questo notturno malinconico risuona nella mia testa e nel mio cuore per giorni interi. I monaci del deserto avevano un rimedio contro il notturno malinconico, o, come dicevano loro, l’accidia. Era la parola eccomi. “Eccomi” significa ci sono: io non scappo, non desidero una situazione diversa da quella che sto vivendo. Non posso dire: “Se avessi un’altra famiglia, un’altra parrocchia, altri amici, altre relazioni, chissà cosa potrei fare”. Questo è un inganno, un’illusione. La cosa principale è quindi rimanere in quella situazione. Dire “eccomi” vuol dire dunque che io non sto fuggendo nei miei deliri, nella mia illusione. Credo che sia molto importante questa dimensione della pazienza. Deve essere accolta come via normale di maturazione, in attesa dell’incontro con colui che ci darà la pienezza. La pazienza è la fermezza che fa restare quello che si è, qualsiasi cosa succeda, la pazienza del contadino.