negozio

di | 20 Aprile 2020

cercavo un negozio, ma ovviamente non l’ho trovato e soprattutto non mi sono mosso fuori da quegli spazi che in questo tempo mi sono consentiti. Quindi non potendo andare al negozio mi sono messo a pensare a questa parola. Non riesco a trovare la citazione giusta, ma una volta Petrosino, il filosofo, aveva utilizzato l’immagine del negozio per dire come devono essere gli uomini. Il negozio diceva è la negazione dell’ozio, è il trafficare, il darsi da fare, è l’edificare, il costruire. Insomma ci viene chiesto di non oziare. Credo che questa idea del negozio come trafficare porta con sé esperienze buone e altre meno buone. L’uomo almeno fino a quasi due mesi fa non aveva tempo, era impegnato a commerciare, a trafficare. In questo senso il negozio non è sempre cosa buona. Qualcuno per il profitto ha negoziato la pace, la vita, la natura, il povero, nel senso che pur di guadagnare ha venduto e svenduto tutti. Se non sbaglio questo è il liberismo portato all’estremo. Il negozio, il trafficare fa emergere chi è bravo, capace, chi merita, ma scarta chi è debole e fragile, chi non ce la fa ad andare avanti. pensate al piccolo negozi di paese e al grande centro commerciale per es. Anche per la chiesa questa parola negozio è andata incontro a tante ambiguità. Ne dico solo una: un po’ di tempo fa si affermava che esistevano dei valori non negoziabili con nessuno, erano dati e basta. Perché è ambigua la frase? Non perché la chiesa non deve avere i suo valori, ma perché quando dice che non sono negoziabili rischia di diventare incapace di dialogare con il  mondo, di non star dentro nel mondo. La chiesa ha le sue convizioni e le negozia con il mondo, impara l’arte del dialogo con il mondo. Ecco questa mi sembra la forma più bella della parola negozio: non negoziare per fare compromessi, ma negoziare per dialogare. Al riguardo è interessante vedere come la comunità di Sant Egidio si propone come strumento di mediazione e di negoziazione (sempre il negozio) seguendo questo metodo:  “Il principio dell’antico metodo di negoziazione suggerito da Giovanni XXIII di “cercare quello che unisce e mettere da parte quello che divide” è essenziale in molte mediazioni. Spesso la svolta nei processi di pace avviene con il mutuo riconoscimento delle parti in lotta come componenti della vita nazionale. L’altro non è più solo un nemico da distruggere ma una parte da integrare nel futuro del paese, riconoscere che l’una parte e l’altra hanno un posto nel futuro del loro paese. Agli uomini viene chiesto di negare l’ozio, con il negoziare, ma con un obiettivo ancora una volta orientato al bene, alla vita, alla giustizia.” Chissà se riuscirò a trovare un negozio aperto alla vita e all’uomo….

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