Giobbe 34, 20-33
[20]quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
[21]quando la sua carne si consuma a vista d’occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
[22]quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.
[23]Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all’uomo il suo dovere,
[24]abbia pietà di lui e dica:
«Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto»,
[25]allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
[26]supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all’uomo la sua giustizia.
[27]Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
«Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
[28]mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce».
[29]Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l’uomo,
[30]per sottrarre l’anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.
[31]Attendi, Giobbe, ascoltami,
taci e io parlerò:
[32]ma se hai qualcosa da dire, rispondimi,
parla, perché vorrei darti ragione;
[33]se no, tu ascoltami
e io ti insegnerò la sapienza.
Commento
Il commento di Eliù in alcune sue parti, anche se ha di fronte Giobbe, non parla mai direttamente a lui. È come se dicesse: povero il mio Giobbe. Quasi in un atto di commiserazione, di pietismo. Un atto consolatorio che non aiuta molto Giobbe. Il modo di argomentare di Elihu ha il difetto di dire che Giobbe si ritiene innocente. Il che non è vero, perché tutto il discorso di Giobbe è fatto come domanda. Il problema è che non si può giudicare mai. Dio ha stretto con l’uomo un mistero, lo ha seminato di sè, e quello che potrebbe sembrare semplice, riconoscersi peccatori, non è più così semplice. Nessuno è giusto davanti a Dio, ma c’è un “ma”: Dio ci ha dato la Parola, e da allora il mondo non è più giudicabile. Ogni giudizio di condanna non solo è cattivo, ma è anche falso, perché contraddice l’opera di Dio, che è Salvatore. Giudicando, neghiamo il grande avvenimento. Siamo sicuramente colpevoli, ma abbiamo in noi la parola di salvezza. La parola che ci accusa, se proviene da una persona che ci ama, ci brucia molto, ma in realtà ci difende. E’ una spada penetrante, che però è il grande segno dell’amore di Dio.
Preghiamo
Preghiamo per Cesare.
Mi ha scampato dalla fossa e la mia vita rivede la luce…Tu ascoltami ed io ti insegnerò la sapienza ….Riconoscerci peccatori ,e trovarsi avvolti dalla Sua misericordia dà pace ci rimette al nostro posto di creature fragile ma abitati da una presenza ….che ci avvolge del Suo amore Onnipotente….Mi unisco alla preghiera per Cesare e per l’umanità sofferente …
Com’è doloroso anche il giudizio. Se già stiamo male, l’essere o il sentirci giudicati ci annienta…. possa la misericordia abitare il nostro essere prossimi a chi è in difficoltà.
Prego per Cesare e per gli ammalati.