domenica 23 dicembre

di | 22 Dicembre 2018

natività icona4 domenica t. di Avvento dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Commento

Dinanzi all’annuncio dell’angelo, Maria s’è fatta ‘accoglienza’ dell’improbabile, del non previsto, dell’impossibile, perché in fondo la vita altro non è che apertura all’imprevedibilità. Affinché vi sia evento, perché l’altro – il sorprendente – possa rivelarsi per ciò che è, è necessario fare esperienza dell’impossibile. Senza questo impatto non si darebbe visione del nuovo, ma solo del ‘sempre lo stesso’, della ripetizione. Dunque Maria appena fatta esperienza dell’impossibile, «si alzò e andò in fretta» a far visita ad una donna bisognosa di aiuto . A muoverci sarà sempre una forza, un’energia che ci portiamo dentro tutti ma che rischia di rimanere assopita se non si rimane aperti all’azione di un Altro riconosciuto nella sua totale oggettività. È importante fare esperienza del divino in noi, aprirci alla sua azione, silenziosamente lasciare che ci imbeva di lui: solo allora la nostra stessa carne sarà manifestazione di Dio – questo è mistero dell’incarnazione – e solo allora potremmo rialzarci dalle nostre paralisi e cominciare a camminare per cominciare finalmente a prenderci cura di qualcuno. Maria mossa da un’esperienza vissuta nella carne, raggiunge Elisabetta, altra donna che ha fatto esperienza dell’impossibile, lei sterile da sempre. Siamo fatti per sbocciare, una vita sterile, incapace di portare frutto e di dare colore e profumo è una vita morta. Il brano di oggi, potrebbe guarirci da una grande malattia del nostro tempo: l’incapacità dello stupore. Che il Natale sia esperienza dell’acqua che fa fecondare, del fuoco che accende le potenze assopite, dell’aria che torna a far respirare e della terra che fa germogliare vita nuova

Preghiamo

Preghiamo per l’Italia e chi la governa

Antifona per la preghiera

Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada
e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore.

2 pensieri su “domenica 23 dicembre

  1. . Elena

    Che il nostro cammino possa essere “di fretta” verso chi ha bisogno, che noi possiamo incarnare nello stupore ciò che appare impossibile e improbabile…. che possiamo essere a nostra volta ” natale” di qualcuno, di qualcosa, per chi ci è prossimo….
    Una preghiera per tutti noi, elementi di vita e di speranza.

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  2. srAlida

    Dove Dio giunge c’è sollecitudine ,non la nostra fretta ,c’è condivisione, solidarietà ,benedizione ..Che tutti i nostri gesti di cura abbiano questo sapore,che pur nell’imprevedibile come per Maria il cuore si lasci portare dalla forza della grazia per far nascere nuova speranza nei cuori .
    Questa notte circa 50 giovani di luoghi diversi han fatto esperienza di una notte carismatica :visitando le nostre opere a servizio dei più poveri ,hanno incontrato persone su strade ,stazione treni in Bergamo..poi l ‘Eucarestia…che sia non solo un ‘impronta o parentesi di vita ,ma esperienza viva che rimane nel cuore.Preghiamo per l’Italia e chi la governa ,e perchè i poveri trovino voce e aiuto .

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