qoelet 8,9-14
[9]Tutto questo ho visto riflettendo su ogni azione che si compie sotto il sole, quando l’uomo domina sull’altro uomo, a proprio danno. [10]Frattanto ho visto empi venir condotti alla sepoltura; invece, partirsene dal luogo santo ed essere dimenticati nella città coloro che avevano operato rettamente. Anche questo è vanità. [11]Poiché non si dà una sentenza immediata contro una cattiva azione, per questo il cuore dei figli dell’uomo è pieno di voglia di fare il male; [12]poiché il peccatore, anche se commette il male cento volte, ha lunga vita. Tuttavia so che saranno felici coloro che temono Dio, appunto perché provano timore davanti a lui, [13]e non sarà felice l’empio e non allungherà come un’ombra i suoi giorni, perché egli non teme Dio. [14]Sulla terra si ha questa delusione: vi sono giusti ai quali tocca la sorte meritata dagli empi con le loro opere, e vi sono empi ai quali tocca la sorte meritata dai giusti con le loro opere. Io dico che anche questo è vanità.
Commento
Qoèlet inizia il suo discorso facendo appello all’esperienza umana universale: «ho visto»: essa dimostra che, almeno in certi casi, accade che gli empi ricevano onori e riconoscimenti, mentre gli onesti siano dimenticati. Il testo di qoelet contraddice la tradizionale teoria della retribuzione: sei operi il bene riceverai una ricompensa, se operi il male riceverai un castigo. Egli osserva che non è così. Di fatto se si misurasse tutto col criterio del merito, si dovrebbe concludere che a volte ai giusti tocca la sorte meritata dagli empi e viceversa, ma, in questo mondo, nessuno può dire di aver meritato ciò che ha. Di conseguenza, la felicità non si può acquistare con sicurezza mediante l’impegno onesto e meritorio, quasi che essa non sia nient’altro che il necessario coronamento di una buona condotta. Anche se non lo dice espressamente, Qoèlet sembra voler dire che si deve fare il bene perché è giusto e vero, non perché si spera e tanto meno perché si è certi che ne verrà un guadagno. Può anzi capitare che quando fai il bene e agisci onestamente, ti capitino sventura e rovina. Non c’è infatti, in questo mondo la possibilità di garantirsi o di assicurarsi infallibilmente la felicità. Sia l’esperienza sia la teoria sono «soffio», cioè devono ammettere i loro limiti, riconoscendo la propria incapacità di tracciare un metodo o una via per essere certamente felici. Ciò che si può fare è godere di ciò che il momento presente offre: «mangiare, bere e stare allegro»
Preghiamo
Preghiamo per il papa e la chiesa
In questa settimana preparativa delle elezioni politiche in Brasile chiedo al preghiera di tutti. Siamo davvero preoccupati davanti alla confusione e la marciume che continua ad emergere. Il Signore abbia pietà di questo popolo, anche se non sempre si mostra sapiente della sapienza di Dio.
Al di là di ciò che capita ,o della ricompensa ,ci aiuti il Signore stesso nel vivere bene la vita ,accogliendola per quello che è,scoprendo le opportunità di bene ,in mezzo a tanti contrasti che l’umano crea….non ci porti mai via la speranza …il Signore come chiesto abbi pietà del popolo brasiliano .Accompagni sempre il Papa e la chiesa nella diffusione del regno .
Penso spesso che la felicità sia una condizione di vita, non un premio. E penso anche che tutto sia, alla fine, nelle mani di Dio, un Dio giusto che lascia che noi viviamo la nostra vita, ma che ci chiama alla responsabilità delle nostre azioni e del nostro stare nel mondo. Prego per questo difficile Brasile e per i suoi governanti futuri. Prego per le popolazioni nelle mani di potenti disonesti e corrotti. Prego per il Papa, la chiesa e le comunità.