Lunedì 11 settembre ’17 – genesi 27,1-29 1 Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». 2 Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. 3 Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, esci in campagna e prendi per me della selvaggina. 4 Poi preparami un piatto di mio gusto e portami da mangiare, perché io ti benedica prima di morire». 5 Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa. 6 Rebecca disse al figlio Giacobbe: «Ecco, ho sentito tuo padre dire a tuo fratello Esaù: 7 Portami la selvaggina e preparami un piatto, così mangerò e poi ti benedirò davanti al Signore prima della morte. 8 Ora, figlio mio, obbedisci al mio ordine: 9 Va’ subito al gregge e prendimi di là due bei capretti; io ne farò un piatto per tuo padre, secondo il suo gusto. 10 Così tu lo porterai a tuo padre che ne mangerà, perché ti benedica prima della sua morte». 11 Rispose Giacobbe a Rebecca sua madre: «Sai che mio fratello Esaù è peloso, mentre io ho la pelle liscia. 12 Forse mio padre mi palperà e si accorgerà che mi prendo gioco di lui e attirerò sopra di me una maledizione invece di una benedizione». 13 Ma sua madre gli disse: «Ricada su di me la tua maledizione, figlio mio! Tu obbedisci soltanto e vammi a prendere i capretti». 14 Allora egli andò a prenderli e li portò alla madre, così la madre ne fece un piatto secondo il gusto di suo padre. 15 Rebecca prese i vestiti migliori del suo figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; 16 con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. 17 Poi mise in mano al suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato. 18 Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». 19 Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Alzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». 20 Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore me l’ha fatta capitare davanti». 21 Ma Isacco gli disse: «Avvicinati e lascia che ti palpi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no». 22 Giacobbe si avvicinò ad Isacco suo padre, il quale lo tastò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». 23 Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e perciò lo benedisse. 24 Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». 25 Allora disse: «Porgimi da mangiare della selvaggina del mio figlio, perché io ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve. 26 Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicinati e baciami, figlio mio!». 27 Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse: «Ecco l’odore del mio figlio come l’odore di un campo che il Signore ha benedetto. 28 Dio ti conceda rugiada del cielo e terre grasse e abbondanza di frumento e di mosto. 29 Ti servano i popoli e si prostrino davanti a te le genti. Sii il signore dei tuoi fratelli e si prostrino davanti a te i figli di tua madre. Chi ti maledice sia maledetto e chi ti benedice sia benedetto!».
Commento
Se guardo all’aspetto etico della vicenda Giacobbe e la madre ne escono male: sono ingannatori. Isacco appare un padre troppo debole e Esaù la vittima che perde la benedizione e quindi l’eredità. Questa è la logica chiara e coerente della nostra giustizia. Ma il testo biblico è sorprendente e prende altre strade. La mia povera spiegazione è in bilico tra il mio desiderio di prendere la parte di Esaù, l’ingannato e giudicare Giacobbe e la madre, coloro che hanno ingannato, oppure di ascoltare la Parola che dice altro. Per comprendere il testo devo lasciare da parte Giacobbe, Rebecca e Esaù e concentrare l’attenzione su Isacco e sulla logica dell’alleanza e della parola. Isacco è il continuatore della promessa, fatta ad Abramo, donata ad Isacco e che doveva essere ridonata. Ma attenzione e qui è il senso della parola di oggi: per custodire la parola e non farla degenerare, il “prezzo” da pagare è la sua irrevocabilità: se la parola crea dicendo, allora crea sempre e per sempre, anche quando dice credendo a un figlio che ci sta ingannando. Isacco non poté ritirare quella benedizione perché quelle sue parole erano parole creatrici, avevano operato, avevano cambiato la realtà, avevano fatto di Giacobbe, il soppiantatore, un benedetto, «e proprio benedetto resterà». La Genesi, e tutta la cultura biblica, hanno salvato tutta la forza della Parola affermando e salvando anche l’irreversibilità delle parole, assumendone tutte le dolorose, a volte dolorosissime conseguenze. Noi oggi paghiamo le conseguenze di una parola volubile, data e tolta a seconda dei sentimenti e delle emozioni. Per esempio quando dico ti amo: è parola data, quindi creatrice di una storia e quindi irrevocabile, anche quando le storie umane si dividono. Un amore donato e detto, anche se diviso, rimane per sempre nel nostro cuore. Isacco è l’esempio di una parola data per sempre anche se data dentro un inganno.
Preghiamo
Preghiamo per tutte le vittime di uragani, piogge, terremoti.
Anche io resto un po’ sgomenta di fronte al brano odierno. Poi penso che un senso, nella storia dell’uomo in alleanza con Dio, deve pur avercelo. Aldilà dell’etica discutibile, degli inganni e dei giochi di potere. Grazie don Sandro, per averci guidati sul senso della parola. Parola che crea. Nel nostro mondo molto “liquido”, la parola perde valore creativo. Questa cosa, spesso mi rattrista perché tutto resta in superficie, si disfa in fretta, non ha più spessore e profondità e confonde… Preghiamo perché le nostre parole mantengano la sacralità originaria. Preghiamo per tutte le vittime causate dagli eventi catastrofici di questi e di tutti i tempi.
Mi verrebbe da dire Dio scrive dritto nelle nostre vie distorte ,anche se in queste situazioni chiedo l’aumento di fede ..perchè anche i giorni nostri ..non son esenti da questi inganni e penso alle vittime di questi . Grazie don Sandro perchè non ci porti a giudicare ,ma alla Parola data per sempre …mi unisco alla preghiera per le vittime di calamità del mal tempo ….
Un vecchio padre che prima di morire benedice. A parte le furberie di Rebecca e Giacobbe mi piace questa preoccupazione per la.Benedizione. prego.perché ci sia continuità di benedizione tra padri e figli.