martedì 18 marzo

di | 17 Marzo 2025

Ger. 37

1 Il re Sedechia, figlio di Giosia, regnò al posto di Conia, figlio di Ioiachim, e fu costituito re nel paese di Giuda da Nabucodonosor, re di Babilonia. 2 Ma né egli, né i suoi servitori, né il popolo del paese diedero ascolto alle parole che il SIGNORE aveva pronunciate per mezzo del profeta Geremia. 3 Il re Sedechia mandò Ieucal, figlio di Selemia, e Sofonia, figlio di Maaseia, il sacerdote, dal profeta Geremia, per dirgli: «Prega per noi il SIGNORE, nostro Dio». 4 Geremia andava e veniva in mezzo al popolo, e non era ancora stato messo in prigione. 5 L’esercito del faraone era uscito d’Egitto; e quando i Caldei che assediavano Gerusalemme ne ebbero la notizia, tolsero l’assedio a Gerusalemme. 6 Allora la parola del SIGNORE fu rivolta al profeta Geremia, in questi termini: 7 «Così parla il SIGNORE, Dio d’Israele: Dite così al re di Giuda che vi ha mandati da me per consultarmi: “Ecco, l’esercito del faraone, che era uscito in vostro soccorso, è tornato nel suo paese, in Egitto; 8 i Caldei torneranno e combatteranno contro questa città, la conquisteranno e la daranno alle fiamme”. 9 Così parla il SIGNORE: “Non ingannate voi stessi dicendo: ‘Certo, i Caldei se ne andranno da noi’; perché non se ne andranno. 10 Anzi, anche se voi sconfiggeste tutto l’esercito dei Caldei che combatte contro di voi, e non rimanessero che degli uomini feriti, questi si alzerebbero, ciascuno dalla sua tenda, e darebbero questa città alle fiamme”». 11 Quando l’esercito dei Caldei si fu ritirato davanti a Gerusalemme a causa dell’esercito del faraone, 12 Geremia uscì da Gerusalemme per andare nel paese di Beniamino e ricevervi la sua porzione in mezzo al popolo. 13 Ma quando fu alla porta di Beniamino, c’era là un capitano della guardia, di nome Ireia, figlio di Selemia, figlio di Anania, il quale arrestò il profeta Geremia, dicendo: «Tu vai ad arrenderti ai Caldei». 14 Geremia rispose: «È falso; io non vado ad arrendermi ai Caldei»; ma l’altro non gli diede ascolto; arrestò Geremia e lo condusse dai capi. 15 I capi si adirarono contro Geremia, lo percossero e lo misero in prigione nella casa di Gionatan, il segretario; perché di quella avevano fatto un carcere. 16 Quando Geremia fu entrato nella prigione sotterranea fra le segrete, e vi fu rimasto molti giorni, 17 il re Sedechia lo mandò a prendere, lo interrogò in casa sua, di nascosto, e gli disse: «C’è qualche parola da parte del SIGNORE?» Geremia rispose: «Sì, c’è»; e aggiunse: «Tu sarai dato in mano del re di Babilonia». 18 Geremia disse inoltre al re Sedechia: «Che male ho commesso contro di te o contro i tuoi servitori o contro questo popolo, perché mi abbiate messo in prigione? 19 Dove sono ora i vostri profeti che vi profetizzavano dicendo: “Il re di Babilonia non verrà contro di voi né contro questo paese”? 20 Ora ascolta, ti prego, o re, mio signore; la mia supplica giunga ben accolta in tua presenza; non farmi tornare nella casa di Gionatan lo scriba, altrimenti vi morirò». 21 Allora il re Sedechia ordinò che Geremia fosse custodito nel cortile della prigione, e gli fosse dato tutti i giorni un pane dalla via dei fornai, finché tutto il pane della città fosse consumato. Così Geremia rimase nel cortile della prigione.

Commento

Siamo nel capitolo dove Geremia a causa della sua predicazione viene condannato a morte, in seguito viene arrestato e poi messo nel cortile della prigione. Geremia era visto come il “tipo” del profeta rifiutato, ostacolato e perseguitato per il coraggio della verità, come il profeta delle genti e della nuova alleanza. È un uomo posto da Dio sulla soglia tra passato e futuro: mentre denuncia il passato d’Israele, la sua infedeltà all’Alleanza, penetra con lo sguardo nel futuro per contemplare un nuovo inizio gratuitamente donato da Dio. Il brano si apre con la richiesta di condannare Geremia a morte poiché scoraggia i guerrieri rimasti in città e il popolo con loro. In una parola egli non cerca il benessere del popolo. Geremia è accusato di non offrire parole di pace, rassicuranti promesse capaci di infondere a soldati e popolazione il coraggio di continuare a resistere all’assedio babilonese. Non si tratta di una parola nuova: mentre i profeti di corte predicano vittoria e pace, Geremia profetizza sconfitta e schiavitù, giungendo ad affermare che resistere a Nabucodonosor è resistere a Dio. Egli parla apertamente nel tempio come nella corte; davanti al re, ai capi e a chiunque lo voglia ascoltare. Per questo fu considerato un traditore, deriso, percosso, imprigionato e condannato a morte, e poi la condanna a morte si trasforma in tempo di prigione. Ma anche dalla prigione egli continuerà a parlare.

Preghiamo

Preghiamo per i malati.

Un pensiero su “martedì 18 marzo

  1. sr Alida

    Mi fa pensare a Giovanni Battista, o a un altro Mosè, quanto coraggio hanno alcuni uomini anche al giorno d’oggi….. Prego per loro è per tutti gli ammalati.

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