Dopo tanta acqua facciamo un giro nell’orto per verificare come vanno le cose. Tutto sembra tranquillo. Non si può fare molto perché è tutto bagnato e tutto infangato. Quindi ci diciamo tutto bene e aspettiamo per i lavori. Questo è il primo sguardo, quello veloce, quello fatto camminando velocemente con la voglia di rientrare in casa e non pensare più all’orto fino a quando le condizioni sono buone per lavorarci dentro. Poi mi passa tra la testa che tutto non può essere così semplice, che ci vuole uno sguardo più attento, più vigile, meno superficiale. E quindi rifaccio il giro e scopro che le gemme stanno spuntando, che qualche ramo delle piante è rotto, che una pianta di ciliegie piantata l’anno scorso è spezzata, che le cipolle sono spuntate quai tutte, ma che le erbacce già le coprono e per finire che l’erba è già alta. Mi viene il panico: chi taglierà l’erba visto che non abbiamo più il prode Mounir? Rientro in casa: mi raggiungono un po’ di notizie su alcune persone. Ad un primo sguardo superficiale e veloce dico: le solite questioni di sempre. I soliti giovani che …. Poi mi soffermo un attimo e riesco a percepire al complessità del problema; guardo in profondità e mi rendo conto che non è solo il solito problema del giovane. Ci sono rami spezzati nelle famiglie, non per colpa del giovane o del papà o della mamma. Perché anche questo è un modo superficiale di guardare la vita spezzata. Eccolo il modo superficiale: quella famiglia è in crisi quindi il figlio… quel figlio frequenta compagnie difficili per non dire cattive, quindi… quel figlio è demotivato alla vita perché viene da una delusione, quindi…. E via dicendo. Ma questo modo di guardare la realtà è come il primo giro dell’orto che ho fatto questa mattina: veloce per rientrare in casa e non pensare più a niente. Invece con uno sguardo più attento, più intimo, più profondo, con uno sguardo più ascoltante, vedo un grande dolore, dei giovani, dei papà, delle mamme, un dolore che non sappiamo più come affrontare, come vivere. Sì, mi rimane tra le mani solo un grande dolore. E allora mi fermo una attimo e provo a portare nel mio cuore tutto questo dolore, ma è difficile da portare. E allora nasce come una preghiera nel cuore rivolta a Padre della misericordia: donami la forza di portare fin che riesco il dolore di tanti giovani e di tanti genitori, ma tu Dio padre di misericordia porta con me questo dolore, da solo non riesco.
Grazie don Sandro penso che oggi ci sia chiesto il coraggio di saperci fermare e fare cose di qualità e non di quantità Buona continuazione