È un freddo pungente, che punge, quello di questi giorni. Non è un freddo eccezionale, ma punge dentro le ossa e nel corpo. È proprio così è un freddo che arriva dentro il corpo. Voglio stare al caldo, ma devo fare i conti anche con il costo del riscaldamento e quindi si va al risparmio. Il gatto faraone esce di casa, annusa l’aria, sente il freddo pungente sul suo naso, brontola un po’ perché non vuole fare il suo giro quotidiano, rientra in casa e in questi giorni si è trovato un angolino sul divano vicino alla stufa e se ne sta lì tutto il giorno. Anche io non ho tanta voglia di uscire di casa. Ma c’è un altro freddo pungente che mi entra nelle ossa. È il freddo del dolore della gente di Gaza, ormai simbolo di tutte le guerre. È il freddo di chi subisce violenze di ogni genere. È il freddo del male in generale. Quando mi arriva addosso questo tipo freddo e arriva fino dentro le giunture delle ossa, non ne proprio voglia di uscire di casa, di reagire, di provare a fare qualcosa di buono. Giustificandomi in maniera clamorosa mi dico: leggiamo un buon libro, che è un modo per dire, oggi non voglio che il freddo pungente della violenza e delle ingiustizie mi arrivi dentro le ossa, preferisco dare un occhio ad un libro. Poi mi rendo conto che non è molto corretto questo modo di pensare e di fare e allora esco, mi prendo il freddo pungente, e allora provo a capire se anche oggi posso fare qualcosa per alleviare la sofferenza umana e per combattere la violenza e l’ingiustizia. Certo che uscendo di casa il freddo pungente arriva fino dentro le ossa.