sguardi

Sono stanco e non riesco a fare niente nell’orto. Facci solo un giro così tanto per dare un occhio. Uno sguardo più che un occhio. Un po’ ci rimango male. Inizia il caldo, lo chiamano caronte e qui rischiamo che ci sia un gran caldo. I tempi, gli orari, in cui noi lavoriamo nell’orto non sono certo i migliori. La mattina iniziamo non prima della 9,00 e la sera non facciamo niente,  il pomeriggio meno che meno. Troppo caldo. Forse è meglio dare uno sguardo diverso alla questione altrimenti mi spavento e basta. È così anche nella vita a volte gli sguardi con cui guardiamo le vicende umane e quelle personali sono come guardare un orto e rimanere impotenti di fronte al gran caldo. Uno sguardo alla vita che mi dice che rimango come impotente di fronte all’imprevisto e alla complessità degli eventi. Ma come posso cambiare sguardo, come posso essere in grado di guardare le cose con uno sguardo di speranza? Ieri dicevamo che chi ama vede diversamente, ecco lo sguardo che ci offre speranza. Forse l’arte della contemplazione non è l’arte di chi si eleva a Dio in esercizi spiritualistici, non è l’arte delle apparizioni che alla fine distorcono la realtà della vita perché ci fanno credere ad un mondo che verrà e che salverà tutto, un mondo inesistente. L’arte della contemplazione è quell’arte raffinata di vedere la vita, l’uomo, la donna, e il creato con gli occhi di un Dio che è amore e che getta sul creato uno sguardo d’amore. Dio vede così il mondo, lo vede con lo sguardo dell’innamorato che guarda tutti e tutto; guarda anche coloro che nessuno guarda, coloro che nessuno vorrebbe vedere. Quando la speranza vacilla, quando il dolore ci opprime, quando non riusciamo a vedere con chiarezza, quando questo mondo ci agita e ci mette addosso paura abbiamo una solo possibilità: cimentarci tutti in questi sguardi che sono lo sguardo di Dio che è l’amore